Si è appena concluso il triste (per toni e argomentazioni) spettacolo delle primarie del PD savonese. Triste epilogo di una sinistra la cui vita era iniziata nel nome di Bakunin, di Mazzini e di Marx.
Giorgio Amico
Anarchici e socialisti nella Savona operaia del 1894
Per il 14-15 agosto 1892
fu convocato a Genova il congresso costitutivo del Partito dei
Lavoratori Italiani. Nel manifesto programmatico venivano chiamati a
raccolta «le
rappresentanze di tutte le associazioni e circoli operai che
accettino in massima i principi cardinali del Partito approvati
nell'ultimo congresso e cioè: la costituzione di un grande partito
di lavoratori indipendente da tutti gli altri partiti;
l'organizzazione operaia per la rivendicazione delle terre e dei
capitali Sun mano alla collettività dei lavoratori; la conquista dei
poteri pubblici, come altro mezzo per l'emancipazione dei
lavoratori».
(1)
L'andamento
dei lavori, come è noto fu burrascoso e sancì la definitiva
separazione fra la corrente socialista e quella anarco-operaista. Il
partito attenderà fino al Congresso di Reggio Emilia dell'anno
successivo per definirsi esplicitamente socialista, ma a
caratterizzare in tal senso il Congresso di Genova vengono la
definizione di un preciso programma ideologico e l'accettazione di
questo da parte dei più importanti centri del movimento operaio
organizzato. In breve, come scrive Arfè, «
il partito che nasce a Genova ha una base proletaria, é
ideologicamente collegato al marxismo, si collega per questo pur
tenue filo con gli altri partiti socialisti europei».
(2)
Andrea Costa
Andrea Costa
Il
Primo congresso socialista ligure
Nonostante
le difficoltà del momento politico attraversato e la pochezza dei
mezzi organizzativi del nuovo partito operaio, in breve tempo l'idea
socialista prende in Liguria uno sviluppo veramente straordinario.
Ne è prova il Primo Congresso Socialista Ligure che si tiene un anno
e mezzo più tardi a Sampierdarena alla presenza di oltre duecento
delegati in rappresentanza di ben 36 società di tutta la regione.
Aperti
i lavori con le relazioni dell'operaio Pietro Chiesa, già membro
della presidenza del congresso del '92, e di Andrea Costa, che porta
il saluto della direzione nazionale, in due giorni di intenso
dibattito vengono definiti punti fondamentali per l'attività futura
del partito quali l'atteggiamento da tenere nei confronti delle
elezioni, la costituzione di una Camera del Lavoro a Genova, la
municipalizzazione dei servizi pubblici, l'agitazione a favore del
suffragio universale. In particolare viene approvato all'unanimità
un ordine del giorno conclusivo con cui «
il Congresso afferma il dovere e l'utilità della lotta elettorale
politica e amministrativa, intesa alla conquista dei pubblici
poteri, mediante candidati propri sempre dovunque sia possibile,
almeno allo scopo di propaganda...». (3)
Il
Congresso sancisce anche la nascita di una struttura organizzativa
permanente, la Federazione Socialista Ligure, diretta da un Consiglio
in cui viene chiamato a rappresentare Savona il prof. Alberto Cuneo,
esponente di primo piano della da poco costituita Lega Socialista
Savonese.
La
Lega Socialista Savonese
Dopo
un lavoro preparatorio durato diversi mesi, si era costituita anche
nella nostra città una sezione socialista: la sera del 16 marzo 1894
nella sala della Società Fabbro-Ferrai si era svolta, alla presenza
di oltre duecento persone tra cui numerosi socialisti di Oneglia,
Sanremo e Genova, la seduta inaugurale della Lega Socialista
Savonese. Le attività iniziali della neonata organizzazione si erano
rivolte alla propaganda all'interno delle società operaie e alla
preparazione della giornata del Primo Maggio la cui celebrazione era
allora severamente interdetta dalle norme di pubblica sicurezza.
Nonostante
le eccezionali misure adottate dalle autorità – era stato posto in
allerta anche il 64° Reggimento di fanteria di stanza in città –
la festa del lavoro si svolse nella massima calma. Le società
operaie organizzarono nella mattinata escursioni alla collina dei
cappuccini da cui i lavoratori e le loro famiglie tornarono nel
pomeriggio « carichi di verde e di fiori». (4) A sera, nonostante
il tempo si fosse guastato e piovesse a dirotto, si tenne nella sala
della Fratellanza Operaia per iniziativa della Lega una conferenza
del pubblicista Ferruccio Mosconi, redattore de “Il Caffaro” di
Genova e esponente di spicco della Federazione Socialista Ligure. La
riunione fu occasione di aspro scontro fra socialisti da un lato e
anarchici e repubblicani dall'altro. In fatti, non appena l'oratore
ebbe terminato di sostenere che il partito non doveva cercare né
accettare l'alleanza con gli anarchici e mirare invece a impadronirsi
con mezzi legali del potere, alcuni operai anarchici vivacemente
ribadirono la loro avversione al sistema elettorale e la comprensione
per i « lanciatori di bombe». In particolare si sostenne da parte
dei libertari che « l'dea del voto è per i socialisti un modo di
salire in alto e di scordare chi soffre» e che « dai deputati e
consiglieri comunali socialisti nulla può sperare il proletariato».
(5)
Quanto
ai repubblicani, essi rivendicarono a Mazzini la gloria di aver
ideato un programma socialista migliore e più nobile di quelli di
Marx e Lassalle e accusarono i socialisti di volere la divisione del
movimento operaio rafforzando così gli avversari.
Il
processo agli anarchici e i fatti di Sicilia
L'animata
conferenza del Primo Maggio non è il solo indizio della presenza in
città di un agguerrito, seppur ridotto, manipolo anarchico. Pochi
giorni più tardi – il 5 maggio – si aprì davanti al Tribunale
di Savona il processo contro sette giovani anarchici accusati di
associazione a delinquere. Secondo l'accusa i sette, tutti operai,
capeggiati dal tipografo ventitreenne Giuseppe Cava, erano soliti
riunirsi all'angolo di Piazza Giulio II e lì, durante i fatti della
Lunigiana, avevano espresso l'intenzione di andare in aiuto degli
anarchici carraresi e di compiere a scopo dimostrativo attentati
contro la ferrovia.
In
realtà, e lo svolgimento del processo lo dimostrò
inequivocabilmente, i giovani anarchici, da tempo tutti accuratamente
sorvegliati dalle autorità per timore che « volessero provocare
disordini», si erano limitati ad un'opera di propaganda o, come
allora si diceva, di « preparazione del terreno». A questo scopo
erano stati allacciati contatti con gruppi libertari di altre città,
specialmente a Genova, e diffusi nelle fabbriche savonesi, e in
particolare alla Servettaz dove uno dei sette lavorava, opuscoli,
manifestini e giornali anarchici come “La Favilla” e il “Sempre
Avanti!”. Sempre a Savona e a Alassio, dove risiedevano due degli
imputati, erano stati tracciate scritture murali inneggianti
all'ormai prossimo trionfo dell'anarchia e organizzate conferenze
clandestine a cui aveva preso parte un ristretto numero di
simpatizzanti. La Corte non ebbe la mano pesante e, dopo tre giorni
di dibattimento, condannò cinque degli imputanti e precisamente
Giuseppe Cava, Leonardo Zino, Giuseppe Fortunato, Pio Rossi e Mario
Mobello, a sei mesi di reclusione e a cento lire di ammenda, mentre
assolse per insufficienza di prove Vincenzo Costa e Antonio Stalla.
Fioccavano
intanto a migliaia le condanne per i fatti di Sicilia, dove il
movimento dei Fasci operai e contadini era stato brutalmente represso
con l'ausilio dei tribunali militari e della legge marziale.
All'onorevole De Felice Giuffrida, considerato principale istigatore
dei tumulti, venne inflitta una grave condanna nonostante l'immunità
parlamentare. Il fatto suscitò l'unanime sdegno di tutti i
democratici. La Massoneria, che già per per bocca del suo Gran
Maestro aveva protestato contro i provvedimenti eccezionali adottati
dal governo in Sicilia e in Lunigiana, solidarizzò pubblicamente con
il Partito Socialista. (6)
Anche
a Savona la riprovazione per il brutale atto repressivo fu unanime.
La Lega Socialista diffuse in tutta la città questo manifestino:
«
La Lega Socialista Savonese di fronte all'enorme ed efferata
condanna pronunciata dal tribunale “giberna” di Palermo contro De
Felice e compagni, protesta energicamente contro l'attuale governo e
in special modo contro il vigente sistema capitalistico, sola e unica
causa di tutte le ingiustizie e ineguaglianze sociali, e fa voti che
un'energica perseverante agitazione del partito socialista riesca a
ridonare ai compagni condannati la loro libertà». (7)
Fu
il canto del cigno della prima organizzazione socialista savonese.
Ottenuti i poteri eccezionali, Crispi li usò contro il suo
principale nemico il Partito Socialista. Decreti legge
“antianarchici” colpirono le camere del lavoro, le leghe operaie,
le società di mutuo soccorso, i circoli ricreativi e culturali.
Centomila persone furono private del diritto di voto con il pretesto
che erano state iscritte per errore nelle liste elettorali. Di fatto
il Partito socialista, che aveva ormai più di 160 sedi in tutta
Italia, venne posto nella più completa illegalità. Un'ondata senza
precedenti di arresti potò nelle carceri migliaia di lavoratori
accusati di voler sovvertire le istituzioni e di istigare all'odio
di classe. Anche la Liguria fu travolta da questa spirale repressiva
che pareva inarrestabile. Sciolta d'autorità la Federazione
Socialista Ligure, arrestati e condannati i suoi dirigenti, costretti
all'esilio i più decisi dei suoi militanti, il partito si trovò
pressochè completamente paralizzato. Iniziava così una fase di
ripensamento teorico e di riorganizzazione del movimento operaio
costretto a rivedere i propri obiettivi e i propri metodi di lavoro.
Una fase destinata a sboccare il 25 dicembre 1896 nella fondazione de
« l'Avanti!» e nel ritorno impetuoso del Partito Socialista sulla
scena politica nazionale.
Note
1)
Citato in G. Trevisani, Storia del Movimento Operaio Italiano, Milano
1960, vol. II, pp. 213-214.
2)
Cfr. G. Arfè, Storia del socialismo italiano, Milano 1977, pag. 9.
3)
“Il Cittadino” del 16 maggio 1894.
4)
“Il Cittadino” del 2 maggio 1894.
5)
Ibidem.
6) “Il Cittadino” del 31 gennaio e
del 2 maggio 1894.
7) “Il Cittadino” del 12 giugno
1894.
pagine savonesi, anno 3°, n.1,
febbraio 1983