TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


venerdì 15 aprile 2016

Genova. La memoria dei '70 dietro a quel sottile filo di seta nera



Storie di militanti o piuttosto di uomini donne passati attraverso gli anni '70. Libro dopo libro si compone l'autentica dimensione degli anni mitizzati come “di piombo”. In realtà gli anni in cui una generazione (la nostra) ha cercato faticosamente di diventare grande. Pagando di persona prezzi spesso molto pesanti.

Donatella Alfonso

La memoria dei '70 dietro a quel sottile filo di seta nera

Nasce ligure di ponente, Enza Siccardi. Nasce con un cognome che nella guerra di Liberazione è qualcosa di potente: è la figlia di Nino Siccardi, u Curtu, comandante della I Zona Operativa Liguria. Di lui e della madre Chiara porta con sè l'eredità del rigore e la fede comunista ma soffre altrettanto quella distanza, quella mancanza di leggerezza che negli anni ‘50 accompagna il comandante partigiano ormai disilluso.

Non può essere casuale per la schiva Enza l'incontro, anzi l'abbraccio con i movimenti degli anni Sessanta e Settanta, dopo la restituzione nel ‘68 della tessera del Pci. E allora saranno gli anni del femminismo, la vita da insegnante di lingue pendolare con Torino, la frequentazione dei compagni di Lotta Continua e di Potere Operaio, ma anche dei luddisti di Balbi. E l'incontro fondamentale con Gianfranco Faina, il docente che poi parteciperà alle prime Br e fonderà Azione Rivoluzionaria.

Quasi fatale, il passo. Quello che porta verso l'antagonismo, la clandestinità. E un mancato attentato, nel 1976, a cui fa seguito un primo arresto. Poi, quando tutto sembra dimenticato, la sentenza passata in giudicato e l'arresto: a scuola, durante le lezioni, con il pensiero del figlioletto da andare a prendere a scuola. Gli anni nel supercarcere di Novara, il confronto tra le donne.



Poi, la nuova libertà, la scelta di svoltare verso una nuova vita: che potrebbe essere rappresentata, in una grande casa di Cà di Favale, nell'entroterra chiavarese, dall'allevamento d ei bachi da seta. Fili di seta leggerissimi e fortissimi, come le proprie passioni. " Sarà un filo di seta nera", edizioni Anarres, 7 euro: nelle librerie L'Amico Ritrovato e da Bookowski), è la storia che Enza narra di sè.

Poco raccontata, molto riflessiva, com'è lei. «Devi farlo, perché se vai al risparmio energetico non farai nulla - sorride lei, che presenterà il libro oggi alle 16.30 al Cream Café del Ducale insieme a Paolo Tellarini, l'amico che l'ha convinta che scrivere (molto bene peraltro, frasi secche e dure, ma grande gusto della parola) di sè era la cosa giusta da fare. «E' un racconto con esperienze e con vissuti pesanti, molto più del mio - dice Enza certo, non è stato facile, ma queste cose bisogna dirsele». Un percorso che si riapre. Senza giudizi, solo ricordi.


La Repubblica – 8 aprile 2016