Silvio Bonfante, nato nel 1921, ha
legato la sua vita all’esperienza partigiana, vissuta interamente
nei territori del Ponente ligure. Nome di battaglia: Cion (Chiodo).
Un libro racconta la sua storia.
Marino Magliani
Nel 2016 è uscito un
libro necessario, Il coraggio di Cion (Fusta editore). Si tratta
della vera storia, come sta in copertina, del partigiano Silvio
Bonfante. In altri luoghi apparirà una mia nota, ma le domande e le
considerazioni sono ancora molte. Daniele, mi piacerebbe che ci
parlassi, dopo averci raccontato qualcosa sul giovane uomo e
comandante partigiano morto a soli ventitre anni, dell'impianto del
libro, molto ben strutturato.
La vita di Silvio
Bonfante è costellata di momenti tragici alternati a parentesi
felici. E’ una storia vera che ho cercato di rendere ancora più
reale mettendo in luce sia l’aspetto dell’uomo, con le sue
debolezze, le sue paure, i suoi rimorsi, i suoi amori, che quella del
guerrigliero, del giovane che trascorsi gli anni dell’adolescenza
in seminario si ritrova prima arruolato nella regia Marina, poi
comandante di una banda partigiana, per poi diventare vice comandante
di una divisione. Ho costruito questo mio lavoro senza mai perdere
d’occhio la contemporaneità, l’oggi ancora costellato di guerre,
di bombe, di sangue e dolore. “Cion”, che in dialetto ligure
significa chiodo, è il nome di battaglia di Silvio Bonfante, ma
anche quel chiodo, quei chiodi che hanno crocifisso Cristo,
resistente di duemila anni fa. Così ho messo in relazione la lotta
di Liberazione dall’invasore nazista con la tragedia di Aleppo, con
la resistenza di figlie, madri e padri siriani che combattono e
fuggono in cerca di pace e libertà. E ancora più forte è
l’immagine creata dal grande pittore contemporaneo Giorgio
Oikonomoy, resistente greco, nata dalla lettura delle bozze del mio
libro. L’immagine si può ammirare nel retro di copertina. Un
dipinto che trasuda di dolore e di sangue. E nella contemporaneità
ho cercato di far rivivere le gesta di un grande patriota italiano,
quel “Cion” insignito della medaglia d’oro al valore militare
per aver immolato la sua govane vita per salvare i suoi uomini.
Ed ecco, sulla struttura,
ma anche semplicemente sulla suddivisione: dopo lo scritto di
presentazione e dei testimoni, il primo capitolo si intitola Volante
e Volantina.
Due reparti per azioni
immediate. Il primo incarico importante per Silvio Bonfante fu la
responsabilità della “Volante”, squadra di uomini scelti che
dovevano agire con la massima rapidità e destrezza per colpire il
nemico a sorpresa. E gli insegnamenti di un generale in pensione, un
monarchico convinto e antifascista da cui il giovane Silvio apprende
i primi rudimenti della guerriglia. Poi la “Volantina”, squadra
con meno uomini ma ugualmente efficace nel colpire a sopresa. La
“Volantina” era stata affidata al braccio destro di “Cion”,
l’inseparabile Massimo Gismondi che per il suo essere mancino era
stato soprannominato, parola dialettale ligure, “Mancen”.
Poi, senza peraltro
sorvolare pagine e capitoli come: Sorella e fratello, e Le belve,
Vento forte, mi piacerebbe ci raccontassi La grande battaglia e
l'intimo L'amore mentre tutto cade.
Bonfante percorre la
parentesi partigiana senza mai dimenticarsi della famiglia. Cerca di
proteggerla, di evitare che possa cadere nelle mani del nemico. Ma
alla madre, al padre, al fratello e all’adorata sorella, pone
sempre in prima fila i suoi uomini, i compagni di quell’avventura
epica che è stata la Resistenza. Dai racconti di Anna Bonfante, la
sorella, ho tratto molto materiale per realizzare il libro le cui
pagine sono costellate di gesta coraggiose, di azioni nemiche
bestiali dalle quali emerge, pagina dopo pagina, la crudeltà degli
uomini di Hitler. Poi la Grande Battaglia, quella di Montegrande che
ha visto “Cion” esprimersi come grande stratega, utilizzando armi
prima in mano ai tedeschi per annientare gli avversari. Montegrande
ha visto un pugno di partigiani mettere in fuga migliaia di soldati
tedeschi. E’ su questa vetta che Bonfante diventa grande eroe. E’
l’aspetto militare che prevale in questo contesto che presto lascia
spazio anche all’amore nei confronti di una giovane staffetta la
cui umanità permette al racconto di essere ancora più vero. Nella
vita del “Cion” l’amore per Fiammetta, la giovane staffetta che
mette a nudo la bellezza interiore del comandante duro agli occhi dei
suoi uomini, tenero amante con la donna che l’aveva fatto
innamorare.
Infine il materiale
iconografico. Che ha un ordine cronologico e parte dall'infanzia del
comandante, il servizio militare nella Marina, e chiude con le
immagini della lotta e della sua tragedia.
Per far capire al
lettore come il romanzo sia costruito su forti pilastri di verità ho
raccolto foto inedite di Silvio Bonfante, dalla sua fanciullezza al
giorno della terribile fine. E con le tante foto del comandante
“Cion” i disegni, ancora bagnati di lacrime e sangue, dei bambini
profughi da Aleppo, che raccontano il dramma siriano e la loro nuova
resistenza.
Per informazioni o richieste: info@fustaeditore.it