Chez Moineau
Sabato 23 settembre nei
locali della Biblioteca di Carcare presentazione di Guy Debord e la
società spettacolare di massa, prima biografia italiana del
fondatore dell'Internazionale Situazionista. Ne proponiamo una
pagina.
Nel caffè della
gioventù perduta. Il giovane Debord a Parigi
Coerente con le tesi di
Isou sul «sollevamento
della gioventù»
il movimento lettrista recluta dalla fine degli anni '40 dei
giovani ribelli che rifiutano le convenzioni della vita borghese. Una
gioventù marginale composta da artisti e intellettuali, ma anche da
sottoproletari, immigrati nordafricani, minorenni scappate di casa,
piccoli delinquenti e tossici. É
questo l'ambiente in cui Debord si inserisce a Parigi e che, quasi
alla fine della sua vita, rievocherà con
nostalgia:
«Nel
quartiere di perdizione dove giunse la mia giovinezza, come per
completare la sua istruzione, si sarebbe detto che si erano dati
convegno i segni precursori di un prossimo crollo dell'intero
edificio della civiltà. Vi si incontravano in permanenza della gente
che non poteva essere definita se non negativamente, per la buona
ragione che non aveva alcun mestiere, non attendeva ad alcuno studio,
e non esercitava alcuna arte. […] Questo ambiente di imprenditori
di demolizioni, più nettamente di quanto avessero fatto i loro
predecessori delle ultime due o tre generazioni, si era allora
mischiato assai strettamente alle classi pericolose. Vivendo con
loro, si fa in larga misura la loro vita. Ne restano evidentemente
delle tracce durevoli. Più di metà di coloro che, nel corso degli
anni ho conosciuto aveva soggiornato, una o varie volte, nelle
prigioni di diversi Paesi; molti, certo, per ragioni politiche, la
maggior parte tuttavia per reati o crimini di diritto comune. Ho
quindi conosciuto soprattutto i ribelli e i poveri. Ho visto attorno
a me, in gran quantità, gente che moriva giovane, e non sempre di
suicidio, comunque frequente».
Installatosi a Parigi
Debord scopre Saint-Germain-des-Prés, il luogo di ritrovo dei
giovani lettristi che si riuniscono in alcuni piccoli locali
equivoci del quartiere, evitando con cura le zone alla moda
frequentate dagli intellettuali e dagli esistenzialisti attorno ai
famosi caffè Flore e Deux Magots:
«
Per noi il quartiere finiva grosso modo davanti alla statua di
Diderot. Lì davanti c'era un bistrot che si chiamava il
Saint-Claude... Un poco avanti la rue de Rennes. Si imboccava la rue
des Ciseaux, all'angolo fra la rue des Ciseaux e la rue du Four c'era
un bistrot chiamato le Bouquet, un poco più lontano, rue du Four,
c'era Moineau. Sul marciapiede in faccia, all'angolo della rue
Bonaparte se non mi sbaglio, c'era un bistrot che vendeva patatine
fritte e salsicce, la Chope gauloise; rue des Canettes, non la si
frequentava allora ancora molto, ospitava già Chez Georges, un
bistrot molto conosciuto. Dopo si ritornava per la rue du Four, c'era
la Pergola, giusto in faccia, e l'Old Navy, un poco più lontano sul
marciapiede, a centocinquanta metri dal Mabillon».
Guy Debord e Michèle Bernstein
«Il
mio quartiere è un'isola che nuota sulla Senna»
aveva scritto Gabriel Pomerand, niente potrebbe rendere meglio
di questo verso l'orgoglioso isolamento dei giovani lettristi e il
loro totale rifiuto di un mondo che andava abbandonato:
«Parigi
allora, entro i limiti dei suoi venti arrondissement non dormiva mai
tutta, e consentiva alla dissolutezza di cambiare tre volte quartiere
ogni notte. Non se ne erano ancora scacciati e dispersi gli abitanti.
Vi restava un popolo che aveva fatto le barricate dieci volte e messo
in fuga dei re. […] Era il labirinto migliore per trattenere i
viaggiatori. Coloro che vi si fermarono due giorni non ne ripartirono
più, o per lo meno finchè esistette; ma i più vi sono morti
giovani prima di andarsene. Nessuno lasciava le poche strade e i
pochi tavoli in cui era stato scoperto il punto culminante del
tempo».
Se
la vita di questi primi anni del movimento non può essere dissociata
dal clima che regnava a Saint-German-des-Prés, il quartier generale
dei giovani lettristi è un piccolo bistrot, Chez Moineau, situato al
numero 22 di rue du Four, che può contenere al massimo una
cinquantina di persone. É
un locale dimesso, frequentato da nordafricani e da piccoli
malavitosi, dove si può sostare per giornate intere senza obbligo di
consumazione, consumare dei cibi mediocri e del pessimo vino con
pochi franchi e soprattutto restare al caldo nelle fredde giornate
invernali.
Moineau
era un locale frequentato da magrebini, erano loro che nella Francia
dei primi anni Cinquanta avevano importato l'uso di fumare l'hascish.
Una frequentazione che non era solo mera trasgressione, ma anche
precisa scelta politica: «Partecipare
alla vita dei magrebini era un modo chiarissimo di prendere posizione
contro la borghesia, contro i coglioni, contro i francesi».
Luogo di incontri, di discussioni e di amori, dove l'ebbrezza
alcolica equivale a una rivoluzione permanente, per Debord Chez
Moineau diventerà negli anni del ricordo il «caffè
della gioventù perduta».