E' disponibile da oggi
in libreria il nostro Guy Debord e la società spettacolare
di massa (Roberto Massari Editore). Pubblichiamo la presentazione.
Vta e morte di Guy Debord
Guy Debord e la società
spettacolare di massa rappresenta una novità assoluta per il mercato
editoriale italiano. Si tratta infatti della prima biografia di Guy Debord, su cui finora nel nostro paese erano
usciti studi (anche molto importanti, ma parziali) soprattutto sul
cinema. Il libro, di 320 pagine corredate da una ricca rassegna di
immagini, ricostruisce dettagliatamente la vita dell'intellettuale
francese, evidenziandone le origini italiane (da parte della madre),
l'infanzia difficile, gli studi liceali a Cannes nel primo
dopoguerra, fino all'incontro nel 1950 con le avanguardie artistiche
parigine ed in particolare con i lettristi di Isidore Isou.
La ricerca ricostruisce
la fitta rete di relazioni che il giovane Debord costruisce a partire
dal suo arrivo a Parigi nel 1951. In modo dettagliato si racconta
dell'adesione convinta al movimento lettrista, dei primi esperimenti
cinematografici (il famoso film senza immagini che tanto scandalizzò
i critici, suscitando polemiche e risse, tanto che ne vennero
immediatamente vietate le proiezioni), fino allo scandaloso attacco a
Charlie Chaplin e alla nascita di un nuovo movimento
politico/artistico: l'Internazionale Lettrista.
1954. Lettristi (Debord è il terzo da sinistra)
E' a partire da questo
momento che l'interesse di Debord si fissa sull'Italia dove ad Alba
opera il Laboratorio sperimentale di Pinot Gallizio e Piero Simondo e
ad Albisola il MIBI di Asger Jorn, già surrealista dissindente
animatore nel dopoguerra del gruppo CoBrA. Proprio dall'incontro
fortuito nel 1954 fra Debord e Jorn ha inizio il percorso che conduce
in tre anni alla Conferenza di Cosio, alla fusione fra
l'Internazionale lettrista e il MIBI (con l'aggiunta dell'effimero
Comitato psicogeografico di Londra dell'inglese Ralph Rumney) e alla
nascita dell'Internazionale situazionista.
Obiettivo di Debord non è
rivoluzionare l'arte, ma la vita. Fin da subito l'IS si divide fra
artisti e politici, fautori di una rapida trasformazione del
movimento in una organizzazione esclusivamente politica. Decisivi
saranno gli anni fra il 1957 e il 1962 contrassegnati interamente dal
contrasto fra Debord e gli artisti che ad uno ad uno vengono espulsi
(come Simondo e Gallizio) o costretti ad allontanarsi (come Jorn).
Non estranea a questa progressiva radicalizzazione dei situazionisti
è la militanza di Debord nel gruppo operaista francese Pouvoir
Ouvrier emanazione della rivista Socialisme ou barbarie. Una pagina
poco conosciuta che il libro ora ricostruisce nei dettagli, dagli
scontri di piazza per l'Algeria indipendente alla partecipazione in
Belgio ai picchetti del grande sciopero dei metallurgici del 1961.
Una storia mai raccontata in Italia, dove è prevalsa una narrazione
solo intellettuale dei percorsi di Debord.
1957. Cosio d'Arroscia
Dal 1962
un'Internazionale situazionista sempre più impegnata sul tema del
potere dei consigli operai (centrale il mito della grande rivolta
antiburocratica ungherese del 1956) lancia campagne in tutta Europa
contro i piani di guerra della NATO e subisce per questo attentati da
parte dell'estrema destra, mentre entra nel mirino dei servizi di
sicurezza francesi e non solo. E poi lo scandalo di Strasburgo che di
fatto apre la stagione del '68, la notte delle barricate nel
quartiere Latino che vedono i situazionisti protagonisti assoluti
degli scontri e delle assemblee. E' il momento del trionfo, ma anche
l'inizio del declino dell'IS che nel 1972 si scioglie dopo tre anni di polemiche, soprattutto per il rifiuto di Debord di
un “situazionismo” di maniera diventato moda giovanile diffusa.
L'ultima parte del volume
ricostruisce sulla base di uno spoglio minuzioso della Corrispondenza
il progressivo distacco di Debord dalla politica, il lento ripiegarsi
su se stesso (conseguenza anche di una saluta compromessa da decenni
di eccessi alcolici), la fuga da Parigi, il rifugiarsi nell'eremo di
Champot in un antico casolare in pietra che, scrive Debord, «sembrava
aprirsi direttamente sulla Via Lattea». Sono gli anni del silenzio,
della riflessione, ma non del pentimento. “Il leopardo muore con le
sue macchie” risponde sarcastico Debord al medico che lo invita a
smettere di bere. Fino a quel colpo di fucile al cuore, proprio come
tanti anni prima Hemingway, che la notte del 30 novembre 1994 chiude
a 63 anni la vita di Guy Louis Marie Vincent Ernest Debord nato
alle cinque del pomeriggio del 28 dicembre 1931 da Paulette Rossi in
una casa del 19° arrondissement a Parigi.
Giorgio Amico
Guy Debord e la società
spettacolare di massa
Massari Editore, 2017
Euro 19