TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


lunedì 17 maggio 2021

Per una storia del Manifesto 1969-1979

 



I cinquant'anni del Manifesto quotidiano sono stati occasione di una serie di iniziative editoriali che, a partire da un ricco supplemento dedicato dal giornale alla sua storia, contribuiscono ad una migliore conoscenza del percorso politico del gruppo che dette origine al giornale, agli omonimi centri di iniziativa politica e poi al Partito di unità proletaria per il comunismo.

In particolare spiccano due volumi che segnaliamo a chi continua nonostante tutto ad andare ostinatamente contro corrente, cercando di evitare di essere progressivamente omologato al sistema vigente sempre più frammentato e disumanizzante. Insomma, per citare il buon Paolo di Tarso, protettore di tutti i Bastian Contrari (in altri tempi avremmo detto “rivoluzionari”) chi ancora si ostina a essere nel mondo ma non del mondo.


Il primo è un volume dedicato a ricostruire il percorso politico e intellettuale di Lucio Magri, significativamente definito “non post-comunista, ma neo-comunista”, proprio a indicare la coesistenza nel suo pensiero di elementi di continuità e di novità. L'autore è Simone Oggionni (1984), responsabile nazionale Cultura di articolo Uno e già membro della segreteria nazionale di SEL.



Il secondo, a cura di Luciana Castellina e Massimo Serafini, ripercorre la storia dal 1969 al 1979 del giornale e del gruppo politico del Manifesto, raccogliendo numerosissime testimonianze soprattutto sull'intervento di fabbrica e nel sindacato, a sfatare la leggenda, che ancora circola, di un gruppo di intellettuali tutto sommato salottieri come da sempre è costume di una certa intelligentsia di sinistra.