Giorgio Amico
Riordinando i cassetti della memoria
Cosa resta oggi dei vecchi gruppi extraparlamentari?
La realtà dei gruppi della Nuova sinistra fu politicamente molto eterogenea, frutto della partecipazione di svariate componenti provenienti dalla sinistra (PCI, PSI, PSIUP), dalla tradizionale opposizione di sinistra (trotskisti, maoisti, operaisti), dalle realtà spontanee rappresentate nel '68 dal movimento studentesco e dalle lotte operaie dell'autunno '69, oltre che, dato solitamente trascurato, dalla disintegrazione delle organizzazioni giovanili del mondo cattolico.
I gruppi cosiddetti extraparlamentari furono spesso la risultante fra vecchie forme di aggregazione tipiche degli anni Sessanta e il nuovo tipo di esperienze politiche vissute nel biennio 68-69. Esemplari i casi di Avanguardia Operaia e di Servire il popolo che ebbero origine comune nel buon lavoro entrista svolto dai trotskisti dei GCR nel PCI milanese.
I gruppi furono sempre vicini ai movimenti di contestazione, ma senza esaurirne la carica sovversiva o assumerne una totale rappresentanza politica. Le pratiche svolte erano sostanzialmente omogenee e così il tipo di approccio alla realtà, nonostante le divergenze ideologiche, attenuate comunque da una quasi generale accettazione del maoismo come teoria di riferimento.
Con il riflusso successivo al 1972 iniziò a prevalere una tendenza all'istituzionalizzazione e all'inserimento, pur su posizioni verbalmente massimaliste, nell'ambito del sistema politico a partire dalla partecipazione alle elezioni e al tentativo di raggiungere una presenza in parlamento. Di fatto i gruppi tesero a diventare in tutto e per tutto partitini sul modello del Pci che pensavano di poter condizionare da sinistra. Ne derivò da un lato la crisi di organizzazioni come Lotta Continua che nel 1976 si sciolse nei movimenti, dall'altra incerti e contradditori tentativi di unificazione che portarono alla spaccatura di Avanguardia Operaia e del Pdup e alla nascita da un lato di DP e dall'altro del nuovo Pdup.
Questo processo di istituzionalizzazione portò a partire dal 76 alla nascita e al progressivo rafforzamento, soprattutto dopo i fatti del 1977, dell'area radicalmente alternativa dell'Autonomia Operaia, in larga parte derivazione del vecchio Potere Operaio, e ad una accelerazione del fenomeno della lotta armata.
Il movimento del '77 travolse completamente l'area della nuova sinistra. Il colpo di grazia fu dato dalla nascita di nuovi movimenti di massa, come quello femminista e quello ecologista. Già alla fine degli anni Settanta la realtà rappresentata dai gruppi può dirsi esaurita. Quello che ne resta negli anni Ottanta confluirà, al momento dello scioglimento del PCI, in Rifondazione comunista con l'eccezione dell'area bordighista sempre più residuale e frammentata e che comunque non va nel suo complesso oltre il centinaio di militanti. Caso a se stante è quello di Lotta comunista che proprio dal riflusso dei movimenti e dalla scomparsa dei gruppi troverà spazi di crescita notevoli, ulteriormente ampliati poi nei decenni successivi dalla fine del PCI e dal fallimento dell'ipotesi di partito comunista di tipo nuovo rappresentata da Rifondazione. Una crescita tale da fare a livello globale di Lotta comunista, dopo la crisi del SWP inglese e del NPA in Francia o del Partido Obrero argentino, uno dei più consistenti, se non il più consistente gruppo politico ancora richiamantesi al marxismo rivoluzionario.