TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


mercoledì 18 aprile 2012

Parola e arte. Ricordo di Martino Oberto


Sandro Ricaldone

Martino Oberto

“Pensare a pensare senza (un) fine”: con questo programma all’inizio degli anni ’50 Martino Oberto dava avvio ad un percorso che tra scrittura visuale e filosofia, istanze anarchiche e cultura off, ne ha fatto per sessant’anni uno dei protagonisti della scena culturale, oltre i confini nazionali.

Dopo essersi accostato al gruppo genovese del Movimento Arte Concreta, ispirato da Munari e Dorfles, con cui espone nel 1953 a Milano, e allo Spazialismo diLucio Fontana, in una mostra tenuta nel ’56 a Genova, alla GalleriaSan Matteo, influenzato dall’incontro con la filosofia di Wittgenstein e dalla frequentazione con Ezra Pound, perviene ad elaborare un genere di scrittura che si propone come forma possibile del pensiero, una sorta di “linguaggio fuori dal linguaggio” in cui l’idea e l’espressione vengono portati a coincidere. Di questo approccio, che ne fa uno dei capostipiti dell’area di ricerca verbovisiva, diviene palestra la rivista “Ana eccetera”, fondata nel 1958 con Anna Oberto e Gabriele Stocchi, nel cui ambito esordiscono altre personalità di grande interesse come Ugo Carrega, Corrado D’Ottavi, Rodolfo Vitone, Vincenzo Accame, e che ospita, fra l’altro, il suo “Journal anaphilosophicus”. “La linea di ricerca di Ana Eccetera – scriveva in una dichiarazione del 1973 – ha indicato un “atteggiamento ‘anti’ in cultura e politica culturale” dove il prefisso ‘anti’ è da leggere anche come “avanti, che anticipa qualcosa”.

Caratterizzata da un ampio ventaglio d’interessi (che abbracciavano la semantica generale di Korzybsky, l’Interlengua di Peano, le ricerche di cibernetica applicata al linguaggio di Silvio Ceccato), nei suoi dieci numeri, apparsi fra il 1959 ed il 1971, la rivista si è proposta come acuto strumento di esplorazione di orizzonti inediti per la cultura del nostro paese. Ma il dinamismo di Martino Oberto non è rimasto confinato nell’ambito artistico, in cui ha mantenuto un’attiva presenza sino alla sua scomparsa nel maggio 2011, partecipando a importanti rassegne quali “Italian

Visual Poetry” curata nel 1973 da Luigi Ballerini al Finch College di New York alla Biennale di Venezia del 1993, alla grande rassegna “La parola nell’arte” allestita al MART di Rovereto nel 2007. Ad essi si è unito l’impegno nella dimensione teorica, condensato nel libro-opera “Anaphilosophia” del 1977, e in campo cinematografico, con il documentario “A proposito di Ezra Pound” del 1955 e con il film concettuale “O botteto” (1968), premiato al Festival di San Sebastian dell’anno successivo, in cui l’artista dopo lunghi minuti d’attesa compie il suo “salto sul mondo”, identificando l’arte come “trans form azione di qua e di là della forma”.



Martino Oberto e il restauro

Accanto all’impegno creativo, ma tenuta rigorosamente separata da essa, Martino Oberto ha svolto dai primi anni ’50 sino alla scomparsa un’intensa e autorevole attività professionale nell’ambito del restauro di opere d’arte.

Instradato in quest’ambito dal Soprintendente Pasquale Rotondi, fra i primissimi lavori esegue negli anni 54-57, sotto la direzione di Gian Vittorio Castelnovi, il restauro dei dipinti della Collezione Rambaldi (sono tuttora conservate negli Archivi le ricevute di pagamento), su alcuni dei quali (la Madonna con il Bambino storicamente attribuita a Lorenzo di Credi e Le tentazioni di S. Antonio di Salvator Rosa) interverrà anche in occasione del trasferimento, nel 2006, della raccolta nella nuova sede di Villa Luca.

Altri importanti restauri nell’imperiese hanno riguardato (1958), La Sacra Famiglia di Anton Van Dyck, a Moltedo (1979), la Madonna del Rosario di Ludovico Brea e l’Adorazione dei Magi del Parmigianino nella Chiesa di San Domenico a Taggia (1982), sino al dipinto di Giulio Benso, La vergine che intercede presso la SS. Trinità di Pieve di Teco (2005). La grande perizia, la precoce acquisizione delle tecnologie analitiche più aggiornate, gli hannoconsentito di operare con incarichi prestigiosi in sedi diverse da Genova, sua città natale, e dalla Liguria: a lungo, nel primo scorcio degli anni ’70 ha operato nelle Marche e in particolare ad Urbino, dove con Anna Oberto ha firmato – sotto la direzione di Piero Torriti - il restauro di un quadro-sintesi della civiltà rinascimentale, La città ideale (variamente attribuito a Piero della Francesca, Leon Battista Alberti, Lorenzo Laurana e Francesco di Giorgio Martini), cui in questi giorni la Galleria Nazionale delle Marche dedica una mostra celebrativa; degli Uomini illustri di Giusto di Gand, già allocati nello Studiolo di Federico da Montefeltro e di altri capolavori di Lorenzo Lotto, Tiziano, Luca Signorelli, Federico Barocci, Carlo Crivelli.

Altra tappa fondamentale nel suo percorso è rappresentata dagli interventi eseguiti a Siena su dipinti di Ambrogio Lorenzetti (la Madonna col Bambino della Pinacoteca Nazionale) e di Duccio (La Madonna dei Francescani).

Dal 1982 al 1991 si divide fra l’Italia (dove si avvale, come anche in precedenza, della preziosa collaborazione della sorella, Adele Oberto) e gli Stati Uniti, dove apre un secondo studio, a New York, nel quale opera con Carla Campomenosi, restaurando dipinti di Tintoretto, del Domenichino, di Salvator Rosa ma anche opere del Novecento (Modigliani, Utrillo, Soutine, Rauschenberg ecc.). Aquesto periodo appartengono prestigiosi interventi su dipinti di collocazione genovese: Il Polittico di San Pancrazio, attribuito a Adrien Isenbrant (1985-1991), la Crocifissione di Simon Vouet nella Chiesa del Gesù (1988), L’Annunciazione di Orazio Gentileschi nella Chiesa di San Siro (1989). Dopo il rientro in Italia, cura il restauro del della grande tela di Rubens, Sant’Ignazio guarisce un’ossessa, al Gesù (1992) e riprende il Trittico cinquecentesco di Joos van Cleve, raffigurante L’Adorazione dei Magi (1996), sul quale aveva già operato nel 1974, a seguito di un furto che lo aveva gravemente danneggiato. Per ciò che riguarda il contemporaneo l’intervento più celebre è probabilmente quello condotto su un’opera di Duchamp (11 Rue Larrey, 1927) una porta progettata per il suo alloggio parigino dell’epoca che, esposta alla Biennale di Venezia del 1978, era stata riverniciata per errore dagli operai incaricati dell’allestimento.

La morte lo coglie nel maggio dello scorso anno mentre veniva ultimato il restauro di un lavoro di Andrea Semino, L’Albero di Jesse, appartenente al Santuario genovese della Madonna del Monte.

In occasione dell’incontro “Martino Oberto e il restauro” al Museo Civico di Sanremo (21/4/2012, ore 16,00), vengono qui esposti diversi materiali - documenti, progetti, relazioni, fotografie, pubblicazioni - relativi alla Raccolta Rambaldi, all’allestimento curato da Gian Vittorio Castelnovi ed ai restauri condotti in vari tempi dallo Studio Oberto sui dipinti ivi riuniti. Vengono inoltre esposti, a titolo esemplificativo, materiali concernenti gli interventi condotti su La città ideale della Pinacoteca Nazionale delle Marche, i restauri svolti nel Senese, sul Polittico di San Pancrazio e una sequenza fotografica attinente al ripristino di 11 Rue Larrey di Marcel Duchamp.


Museo Civico di Sanremo - Palazzo Borea d'Olmo
Via Matteotti 146 – 18038 Sanremo
(tel. 0184 531942)
XIV Settimana della Cultura 14 - 22 aprile 2012
Sabato 21 aprile 2012, ore 16.00
MARTINO OBERTO E IL RESTAURO
Incontro – conferenza
Introduce:
Loretta Marchi, Responsabile musei civici sanremesi
Relatori:
Gianni Casale, Fulvio Cervini, Sandro Ricaldone, Giovanna Rotondi Terminiello

Museo di Villa Luca - Pinacoteca Rambaldi
Coldirodi - Sanremo
(tel. 0184 670398)
XIV Settimana della Cultura 14 - 22 aprile 2012
MARTINO OBERTO E IL RESTAURO
rassegna documentaria
in occasione dell’omonimo incontro
di sabato 21 aprile 2012, ore 16,00
al Museo Civico di Sanremo


a cura del Comitato promotore delle manifestazioni in ricordo di Martino Oberto in collaborazione con l’Associazione Amici di Palazzo Ducale e dei Musei Liguri con il Servizio Museo del Comune di Sanremo