Giovedì
11 luglio inizia il suo percorso “Diffusa”, Rassegna d'arte
contemporanea. Un calendario ricchissimo di eventi fino al 31 di
luglio a Quiliano nelle suggestive ambientazioni di Villa Maria e del
Parco archeologico di San Pietro in Carpignana. Da non perdere la
collettiva curata a Villa Maria dal SACS (Spazio Arte Contemporanea
Sperimentale). Una stanza ospita i lavori di Lia Franzia, cara amica
di Vento largo. Di lei parla questo bel testo trovato in rete.
Caterina Berardi
Lia Franzia.
Architetture paesaggi
Il secondo passaggio
nelle stanze dell'arte di Lia Franzìa indica una fertile conoscenza
dell'architettura e delle arti applicate.
E se la Storia, intesa in
frammenti di vissuto o in tracce di classicismo architettonico funge
da basamento per la generazione di un rinnovato passato, anche il
connubio Uomo-Natura, nei paesaggi, si affida all'intersezione
pulsante di un elemento, quell'uso della fantasia che vivifica il
ricordo in un'immagine in fluire costante, futuribile. Ma per Lia
"non sempre il tema è in assolo" e la compenetrazione
armoniosa tra le varie esperienze artistiche è il fil rouge di un
intenso vissuto. Tutte le opere di Lia, personalità sfaccettata,
sensibile e razionale al tempo stesso, trasmettono l'auspicio di un
mondo senza frontiere, dove l'annullamento di ogni confine libera
l'ansiosa ricerca e si apre in una grandissima libertà percettiva.
"Le Architetture".
La tecnica, mista, libera, multi orientata ma non trasgressiva, fa
evincere la potenza insita nel segno. Sia il tratteggio a matita o il
rigore dell'incisione, o le campiture a pastello graffiato, trovano
il proprio principio informatore sul collage a base classica. "Spesso
cerco vecchie tavole, pagine da un testo di Vitruvio, o palladiano, o
di Aalto. Utilizzo le linee di forza che proseguo, umilmente
sottomettendomi alla struttura unitaria di base". Insiemi che
vanno a completarsi con pochi, essenziali segni protagonisti. Piani
frontali, paralleli, decisi, ben marcati, costruiscono a loro volta
castelli e facciate, secondo quella texture del tridimensionale amata
da Carrà e Sironi. Il cromatismo, vivido e generoso, richiama le
componenti bituminose dell'asfalto, la compattezza levigata ed
incandescente del cemento...
Si avverte un'eco della
tavolozza toscana rinascimentale nella "San Miniato"
giottesca: geometrie assolute, quel rigoroso alternarsi tra bianco e
nero, proiettato in piani aggettanti dall'ossessivo violento
rifrangersi di fasce optical. Lia ama "la grande forza del
razionalismo europeo, quelle 'fabbriche' a grata, quegli spigoli
vivi, i disegni a schema intersecato dei giardini
all'italiana"...Quel gioco di linee, quell'architettura dove
l'Uomo viene inserito, mai direttamente reso partecipe del grande
disegno ("Verso la simmetria ").
E,ancora, le quinte
dominanti di uno spazio immaginifico ospitano i simboli di un arcano
sapere. Cerchi (l'oro illuminante), triangoli, quadrati, traiettorie
dal moto ascensionale (il blu, infinito) o discendente - il rosso
della scansione razionale - (trittico "Judex"). Sono le
monadi riflesse, la 'forma mentis' di una natura di per sé conclusa
che richiede meditazione interiore non filtrata dalla presenza umana.
Colpi di luce nell'ombra che animano la casa ("Io vivo qui"),
la rendono viva, una gabbia protettiva per l'elemento umano.
"I Paesaggi".
In piccole notazioni, il protagonista assoluto (non lo è mai, la
figura umana, scricciolo e muta spettatrice del mondo - "Giornata
di sole"- ). La ritrosia connaturata dell'autrice, il "non
voler dire troppo" esalta un'umile e rispettosa 'memoria loci'.
Dapprima, il paesaggio prediletto delle Langhe. Fonte di miti -
Pavese e Francesco Casorati, sentinelle di quei malinconici, brumosi
fondali immersi nel silenzio - e, per Lia, l'eco del ricordo,
l'incontaminato mondo dell'infanzia. Il suo segno apre una texture
sottile ma altrettanto possente (contro l'ovvietà di un romanticismo
a scadere) rivisitata da geometrie particolari, da quella
concertazione di linee precise dove il tratto a matita vivifica, in
rapido definirsi, solchi e filari...
I segni sono i richiami,
la conoscenza preservata di un mondo interiore ignaro dello scorrere
del tempo. E, a seguire, il paesaggio marino e collinare della
Toscana. Una prima produzione offre gli scorci tra colore e
tracciato, quasi " un gioco di ombre cinesi". Un ventaglio
dispiega la rappresentazione di un racconto in ottico
sovrapporsi...Ma Lia predilige una tecnica scarna, quei segni in
perenne dialogo sul 'de rerum natura', senza sovrapposizioni
cromatiche, che esalta le sfaccettature. Così il calligrafico ordito
di linee tese traccia i sentieri staccionati, i filari delle viti e i
solchi centenari del nodoso tronco d'ulivo.
Sette gli anni del
'secretum', dell'intimo colloquio intercorso tra Lia, gli uliveti, i
vigneti e il maestoso cipresso. Ulivo e cipresso, due entità
contrapposte che si affidano a due segni, a due differenti tonalità
di verde...Nella grande compostezza della serialità, quell'Io
pyramidalis, il cipresso verticale ed appuntito colto in splendido
isolamento (iconografia cara a Morandi) viene suggellato dal fluire
del segno di Lia nella più ampia accezione del filare sopra la
collina ferrosa. Magnifico contrasto tra l'elegante nota cromatica
'fredda' (le viscere della terra, viola, verde e azzurro) e la
matrice arborea, 'speculum veritatis' non fine a sé stesso.
Dall'indiscussa categoria del paesaggio, a fulcro visivo ed
emozionale di un frammento di vita vissuta.
Lia Franzia. Docente di
discipline pittoriche fino al 2000, si dedica ora soprattutto alla
grafica, alla pittura, alla collaborazione con riviste d'arte e di
arredamento. Ha iniziato ad esporre in personali e collettive dalla
fine degli anni sessanta; sue opere ,oltre che in Italia, sono
presenti in California, Grecia, Australia, Francia e Svezia.