Giorgio Amico
I guardiani di pietra delle Alpi del
Mare
Appunti da una giornata in Valle
Arroscia
A pochi minuti di macchina dalle
spiagge affollate della Riviera l'alta Valle Arroscia è come un
universo parallelo fatto di silenzi, di vento, di acqua che scorre.
Il tempo qui acquista un valore diverso.
In alto, Rezzo fatto di case di pietra,
abbarbicate alla roccia, che cercano la luce come girasoli.
Tetti fatti di lose coperte di sassifraghe e licheni che avrebbero fatto sognare Sbarbaro.
Ovunque i segni di una
devozione antica, testimonianze di vita di uomini e donne della
montagna ligure.
E poi dappertutto i fiori di pietra che
i lapicidi di Cenova hanno seminato nelle valli del Ponente, dalla
Valle Arroscia alla Val Roya.
Lungo i vicoli che risalgono la montagna, volti sbucano dalla pietra. Guardiani di un mondo che non esiste più. Presenze inquietanti che ci scrutano da un'altra dimensione.
E poi, echi rimbalzati fra le montagne
della grande pittura del Quattrocento, gli affreschi di Pietro Guido
da Ranzo.
Volti di donna che addolciscono una
valle aspra di boschi e di rocce, via di valico dagli alpeggi al
mare.