Terza puntata del
nostro mini viaggio alla scoperta dell'Internazionale
situazionista. Oggi parliamo dell'incontro fra Asger Jorn e Guy
Debord.
Giorgio Amico
Guy Debord- Asgern
Jorn: un incontro all'origine dell'Internazionale situazionista
Jorn viene a conoscenza
dell'esistenza dell' Internazionale lettrista grazie alla lettura del
terzo numero di Potlatch che gli è stato passato dal pittore
Enrico Baj che a sua volta lo ha ricevuto direttamente da Debord. Il
bollettino gli pare subito interessante, anche se molto confuso, ma
ciò che colpisce di più Jorn è l'assonanza fra le sue idee
antifunzionaliste e le tesi lettriste:
«Potlatch
è interessantissimo, ma assai confuso. Occorre mettersi in contatto
con loro... è sorprendente come siamo sulla stessa linea. […] Il
lettrismo letterario corrisponde nettamente con la ricerca del segno
in pittura, poi una concezione artistica nuova basata sull'incontro
immediato tra la soggettività e il mondo obiettivo. Si deve cercare
se possibile, di trovare un legame fra questi due movimenti
internazionali, il nostro e il loro […] Bisogna assolutamente che
noi pubblichiamo i loro testi sull'architettura […] credo che
abbiamo trovato qualcosa di importante».
Trattando
dell'incontro fra i lettristi e Jorn, Kaufmann, che pur ne rileva
l'importanza per la nascita futura dell'Internazionale situazionista,
parla di fatto sostanzialmente casuale e aleatorio. In realtà è da
quando ha fondato il MIBI e si è collegato ai nucleari che l'artista
danese lavora alla costruzione di un più vasto raggruppamento
internazionale. Si comprende dunque come la scoperta dell'esistenza a
Parigi di un gruppo d'avanguardia su posizioni molto simili alle sue
spinga Jorn a cercare immediatamente un contatto. Da Albisola,
dove risiede, Jorn scrive a André-Frank Conord esponendo le sue
posizioni e richiedendo informazioni sull'attività
dell'Internazionale lettrista. Conord
gira la lettera a Guy che non perde tempo: già il
16 novembre assieme a Michèle Bernstein scrive a Jorn. La lettera è
formale ma anche molto calda:
«Caro
Signore, la vostra lettera ci è stata trasmessa ieri da André-Frank
Conord, assieme alla copia della risposta che vi ha inviato a titolo
personale. Siamo felici di prendere conoscenza della vostra azione in
una lotta che è anche la nostra. La necessità di sfruttare a fini
passionali gli immensi poteri dell'architettura è una delle
affermazioni basilari del nostro movimento. Al di fuori di ogni
ambizione artistica, ciò che vogliamo stabilire, è una nuova forma
di vita. Per questa impresa l'architettura (Bauhaus) è evidentemente
il primo dei mezzi di cui dobbiamo servirci. Noi siamo giustamente
uniti dall'idea che l'esistenza sia generalmente insignificante, ma
che tocchi a noi costruire dei giochi essenziali. Noi finiremo
sicuramente per avere ragione, in architettura come negli altri
campi. Ameremmo ricevere i vostri bollettini. Dal canto nostro vi
inviamo oggi stesso, con spedizione a parte, dei documenti recenti.
Riceverete in futuro le nostre pubblicazioni. Siamo molto favorevoli
a ogni forma di collaborazione che potremo mutualmente scambiarci e
anche alla ricerca con voi di un programma comune. Crediate alla
nosta viva simpatia».
E'
l'inizio di una profonda amicizia e di una attiva collaborazione che
porterà nello spazio di tre anni alla fondazione dell'Internazionale
situazionista. Debord trova in Jorn un artista impegnato, ma
soprattutto un marxista. Membro dagli anni Trenta del Partito
comunista danese, attivo nella Francia del Fronte Popolare nelle
campagne di solidarietà con la Repubblica spagnola, resistente
contro l'occupazione nazista, Jorn è un comunista antistalinista,
studioso attento dell'opera di Marx. Debord non è particolarmente
interessato ad una collaborazione con Baj e i suoi compagni del
movimento per un'arte nucleare, impegnati solo in campo artistico.
Egli tuttavia ritiene che, nonostante i limiti degli italiani,
occorra mantenere i contatti, perchè «il Movimento per
un'architettura immaginista, a cui aderiscono, difende in
architettura una posizione realmente moderna». Su questo terreno,
considerato l'unico realmente rivoluzionario, esistono le condizioni
per un accordo e una fattiva collaborazione.
Per
rafforzare l'intesa appena raggiunta, Debord traduce in francese
Immagine e forma,
l'opuscolo che Jorn aveva pubblicato con l'aiuto di Baj nell'ottobre
1954. Qualche estratto esce sul numero 15 di Potlatch sotto il
titolo Una architettura della vita.
«Jorn
ha voluto vederci dopo aver letto Potlatch – racconta Michèle
Bernstein – É
venuto all'Hotel de la Facultè. É
stato subito amore». Il ricordo è sfuocato. Le date non
corrispondono. Probabilmente Jorn e Debord si incontrano per la prima
volta nel dicembre 1954 in occasione di un soggiorno di Jorn a
Parigi. Lo afferma Bourseiller che però non porta alcun argomento a
sostegno. La prima data certa è il 23 aprile 1955 quando Debord
scrive al danese in merito ad un incontro e poi il mese di settembre,
quando Jorn, dopo aver letto l'articolo Perchè
il lettrismo?, apparso sul numero 22 di
Potlatch, ricontatta Debord per riconfermare il suo appoggio e gli
annuncia la sua intenzione di recarsi a Parigi per incontrare di
persona i suoi nuovi compagni di lotta. «Arriverò
a Parigi – scrive – verso la metà di ottobre e spero che questa
volta riusciremo ad incontrarci per iniziare una discussione, che
credo sarà fertile».
Come abbiamo
visto, Jorn è convinto che il «programma letterario» lettrista
corrisponda «esattamente» al programma artistico suo e di Baj.
Debord lo è un po' meno, tanto che agli inizi del 1956 scrive a
Trocchi che Jorn è «ancora ingombro di formulazione estetiche
inutili» Anche la valutazione dell'incontro non è del tutto
positiva:
«Asger Jorn è a Parigi.
Egli insiste molto per collaborare con noi. È un uomo simpatico e
intelligente. Ma ancora ingombro di qualche formulazione estetica
inutile. Per cui le conversazioni che ho avuto con lui mi hanno
profondamente annoiato; e al presente lascio i nostri amici
continuare la discussione. Si vedrà ciò che si può fare».
Tra la
fine del 1955 e l'inizio del 1956 il processo di avvicinamento dei
due gruppi si accelera. Jorn fonda con Pinot Gallizio e Piero Simondo
il Laboratorio sperimentale di Alba, contemporaneamente acquista un
piccolo studio a Parigi, convinto che la partita decisiva si giochi
soprattutto in Francia. Quanto a Debord, egli inizia a pensare ad
iniziative comuni che vadano oltre il semplice scambio di materiali.
Egli ha fin da subito ben chiaro che solo un rapporto organico con
Jorn può permettere alla minuscola Internazionale lettrista di
uscire definitivamente dall'ambito parigino ed assumere finalmente
respiro europeo. Esiste, scrive compiaciuto a Wolman, «una
marmaglia franco-belga-italiana che inizia ad amarci molto, a trovare
che abbiamo dello spirito».
(Da: Giorgio
Amico, Guy Debord e la società spettacolare di massa, Massari
editore, 2017)