TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


mercoledì 12 luglio 2017

Pinot Gallizio. Un situazionista re degli zingari



Giorgio Amico

Pinot Gallizio. Un situazionista re degli zingari


Alba, dicembre 1956. I benpensanti insorgono contro il passaggio di una carovana di zingari che sosta nelle vicinanze della città. Nei caffè, nelle piazze non si parla d'altro: sono sporchi, accattoni e ladri. Da quando sono arrivati, sono aumentati i furti nei pollai.

Il consiglio comunale viene riunito d'urgenza. Gli zingari devono essere cacciati, l'ordine (e il rispetto della proprietà) ristabilito. La città va tutelata e i suoi cittadini (polli compresi) difesi.

Ma non tutti sono d'accordo: si alza Pinot Gallizio, ex farmacista, ora pittore a tempo pieno e consigliere comunale indipendente di sinistra.

“Cacciateli pure” esordisce “ tanto me li prendo io. Li ospiterò nei mei terreni sulle rive del Tanaro, dove nascerà una grande utopica città nomade”.

L'annuncio è accolto con schiamazzi e risate. Non si può prendere sul serio un intervento così. È solo l'ultima uscita di Pinot, che da quando si è messo in testa di essere un artista non smette di combinare casini.

E invece no. Il villaggio nasce sul serio.



Pinot chiama dall'Olanda Constant Nieuwenhuys, grande architetto e urbanista, che progetta una straordinaria città nomade, che non verrà poi realizzata, ma che resta una delle grandi utopie del Novecento. Constant ne parlerà sempre come della sua opera più importante:

“Gli zingari che si fermavano per qualche tempo nella piccola città piemontese di Alba avevano preso da molti anni l’abitudine di costruire il loro accampamento sotto la tettoia che ospitava una volta alla settimana il mercato del bestiame. Qui accendevano i loro fuochi, attaccavano le loro tende ai pilastri per proteggersi e per isolarsi, improvvisavano ripari con casse e tavole abbandonate dai commercianti. La necessità di ripulire la piazza del mercato dopo tutti i passaggi dei Gitani aveva portato il Comune a vietarne l’accesso. Si erano visti assegnare in compenso un pezzo di terreno erboso su una riva del Tanaro, il piccolo fiume che attraversa la città. È là che sono andato a trovarli, in compagnia del pittore Pinot Gallizio, il proprietario di questo terreno scabro, fangoso, desolato che gli era stato affidato. Di quello spazio tra le roulotte, che avevano chiuso con tavole e bidoni di benzina, avevano fatto un recinto, una “città dei gitani”. Quel giorno ho concepito il progetto di un accampamento permanente per i gitani di Alba e questo progetto è all'origine della serie di maquettes di New Babylon. Di una New Babylon dove si costruisce sotto una tettoia, con l'aiuto di elementi mobili, una dimora comune; un’abitazione temporanea, rimodellata costantemente; un campo nomade alla scala planetaria”.



Da allora Pinot porterà un paio di orecchini gitani e si definirà con orgoglio re degli zingari.

Sono passati molti anni da allora, siamo qui a ricordare i 60 anni dalla fondazione a Cosio d'Arroscia dell'Internazionale situazionista che vide fra i suoi protagonisti proprio Pinot. La città degli zingari ad Alba esiste ancora. Ma di nuovo si raccolgono firme fra i cittadini per allontanarli, per farla finita una volta per tutte con quello sconcio. Perché si sa: da quando ad Alba ci sono gli zingari nei pollai spariscono le galline.