Nata
per riunire le forze disperse della opposizione di sinistra al PCI,
Azione Comunista si trasformò presto in un campo di battaglia
politico-ideologica. Tanto da diventare quasi il simbolo di una
sinistra incapace di trovare un terreno comune d'azione.
Giorgio Amico
Il Movimento della
Sinistra Comunista (1954-1965). Una storia di scissioni
Nel dicembre 1954 due
dirigenti comunisti milanesi, Luciano Raimondi e Giulio Seniga,
indirizzano ai delegati alla IV Conferenza Nazionela del PCI,
previsto a Roma per il gennaio successivo, una lettera aperta di
denuncia delle illusioni parlamentari del gruppo dirigente
togliattiano, auspicando il rilancio di una politica di classe “dura
e intransigente” e il recupero della vecchia guardia operaia e
partigiana in via di definitiva marginalizzazione. Obiettivo
esplicito della lettera è l'area rappresentata da Pietro Secchia,
individuata come alternativa alla linea togliattiana. In realtà,
come nota Arturo Peregalli in un suo studio di alcuni anno fa,
Secchia esprimeva in realtà una divaricazione della medesima linea
togliattiana, diversificandosi solo per la maggiore attenzione
prestata al movimento di massa.
A questa lettera
seguiranno altre quattro, sempre più critiche, che richiedono la
convocazione di un congresso del partito e allargano la discussione
alla tattica da seguire in campo sindacale. Finalmente, nel giugno
1956, appare nelle edicole “Azione Comunista”, organo di
informazione e collegamento nella prospettiva della costruzione di un
vero e proprio movimento politico strutturato. Seniga è già uscito
clamorosamente dal partito, di cui dirige una parte dell'apparato di
sicurezza, portandosi dietro fondi riservati e documenti
compromettenti, mentre Raimondi e altri dirigenti comunisti, fra cui
Bruno Fortichiari, sono espulsi come “malviventi”.
Nei suoi primi numeri il
giornale mantiene l'originaria caratterizzazione di organo
frazionistico interno al PCI, poi in conseguenza dell'esplodere dei
fatti ungheresi e polacchi Azione Comunista rompe decisamente con lo
stalinismo e prende aperta posizione a sostegno delle insorgenze
operaie nell'impero sovietico. È
una scelta coraggiosa, ma che costa al gruppo gran parte delle
simpatie fino ad allora riscosse nella base operaia comunista, in
larga parte ancora stalinista.
Azione Comunista è
spinta per reazione ad accentuare le caratteristiche di partito,
intavolando trattative con le dissidenze storiche del movimento
operaio italiano: trotskisti (Gruppi Comunisti Rivoluzionari),
bordighisti (Partito Comunista Internazionalista “Battaglia
Comunista”), comunisti libertari (Gruppi Anarchici di Azione
Proletaria, poi Federazione Comunista Libertaria).
Nel dicembre 1956, a
pochi giorni dalla conclusione dell'VIII Congresso del PCI, a Milano
Azione Comunista, Federazione Comunista Libertaria, Gruppi Comunisti
Rivoluzionari e Partito Comunista Internazionalista tengono una
riunione comune in vista della nascita di un nuovo soggetto politico
unitario. In realtà nel maggio 1957 il neocostituito Movimento della
Sinistra Comunista vede la partecipazione solo di Azione Comunista di
Raimondi, Seniga e Fortichiari e della Federazione Comunista
Libertaria di Masini, Cervetto e Parodi, essendosi con motivazioni
diverse defilati via via trotskisti e bordighisti.
È
un movimento composito che non riuscirà mai a raggiungere una
omogeneità ideologica e strategica nonostante la partecipazione di
giovani di belle speranze come Danilo Montaldi, proveniente dall'area
di Battaglia Comunista, e il futuro politologo Giorgio Galli, allora
assai vicino alle posizioni di Seniga. All'interno del Movimento
della Sinistra Comunista prendono sempre più piede le posizioni
internazionaliste dei “liguri” Cervetto e Parodi passati da un
luxemburghismo ancora pieno di echi libertari ad una decisa scelta
leninista. Dalle colonne di Azione Comunista si caratterizza sempre
di più l'URSS come capitalismo di stato e si afferma la necessità
di una netta demarcazione politica ed organizzativa dal PCI strumento
cardine della controrivoluzione sotto vesti riformiste.
Tra
la fine del 1958 e l'inizio del 1959 Seniga e Masini vengono espulsi
come “liquidatori” e i “liguri” che, per un certo periodo si
erano resi autonomi dal Centro Nazionale del Movimento proprio in
polemica con la linea filo-socialista dei due, acquistano un peso
determinante all'interno della direzione del Movimento e del
giornale.
La
direzione del MSC gravita sempre più su Genova, dove si tiene a
dicembre del 1963 il Terzo Convegno Nazionale che decide il
trasferimento nel capoluogo ligure della redazione del giornale. Una
parte del movimento corrispondente in particolare al nucleo
originario proveniente dal PCI e rappresentato da Raimondi, non
accetta la leadership della componente "leninista" e si organizza
autonomamente su posizioni filocinesi, nonostante i tentativi di
Fortichiari di trovare una mediazione.
All'inizio
del 1965 la rottura diventa inevitabile. Raimondi proprietario della
testata la trasforma nell'organo della Federazione
Marxista-Leninista, uno degli innumerevoli partitini maoisti di
quegli anni, mentre Cervetto e Parodi danno vita ai Gruppi Leninisti
della Sinistra Comunista e al giornale “Lotta Comunista”.
Appunti
marxisti n.1 – Giugno 1997