"Sandro Pertini.
Gli anni giovanili" di Giuseppe Milazzo. Un libro da leggere.
Giorgio Amico
Quanto eri viva
Savona, quando Pertini era giovane
Al di là della favola massmediatica di "nonno degli italiani" Sandro Pertini
resta figura controversa e di difficile interpretazione. Esponente di
secondo piano del PSI, assolutamente non paragonabile ai Nenni,
Basso, Morandi né per capacità politiche né per originalità di
pensiero, fu più che altro sempre molto attento a mettersi a vento nella feroce lotta
di correnti che sempre travagliò il partito. Autonomista prima, fautore dell'unità
d'azione con il PCI poi, stalinista quando era opportuno esserlo: fu
lui a tenere in Parlamento per conto del PSI l'elogio funebre del
"compagno Stalin" presentato come un simbolo luminoso di progresso, democrazia
e pace, tanto da dichiarare con l'enfasi retorica tipica della sua
oratoria:
«Il compagno Stalin ha
terminato bene la sua giornata, anche se troppo presto per noi e per
le sorti del mondo. L'ultima sua parola è stata di pace. [...] Si
resta stupiti per la grandezza di questa figura che la morte pone
nella sua giusta luce. Uomini di ogni credo, amici e avversari,
debbono oggi riconoscere l'immensa statura di Giuseppe Stalin. Egli è
un gigante della storia e la sua memoria non conoscerà tramonto.»
Di nuovo autonomista
negli anni del centrosinistra e della destalinizzazione, strettamente legato ad Alberto Teardo negli anni in cui questi egemonizzava il PSI
a Savona, suo collegio elettorale. Rapporti politici su cui per carità di
patria, perché è sempre brutto smontare le favole, nessuno allora
volle andare a fondo e su cui solo un giornalista savonese, Bruno
Lugaro, in un suo recentissimo libro su Teardo, ha iniziato a gettare
un poco di luce.
Una figura complessa e
controversa di cui i suoi compagni di partito savonesi, prima della elezione alla massima carica dello Stato, non parlavano
con grande simpatia, soprattutto a causa della spigolosità del
carattere e dell'atteggiamento dispotico spesso manifestato nei rapporti
interni.
Un personaggio
controverso su cui, al di là del mito del presidente nonno, così
simile a quello del "Papa buono" Giovanni XXIII, è stato
scritto veramente poco. Tanto che ancora non esiste una vera
biografia redatta con toni non agiografici.
Un vuoto che finalmente
si è iniziato a colmare con il lavoro, scrupolosissimo e
approfondito, di Giuseppe Milazzo, che ancora una volta si conferma
quanto di meglio sul piano della ricerca storica Savona abbia
espresso in questi ultimi anni.
In "Sandro Pertini.
Gli anni giovanili", appena uscito per le Edizioni
l'Ornitorinco, Milazzo ricostruisce con estrema attenzione gli anni
giovanili del futuro Presidente fino all'espatrio in Francia nel
1927. Passo dopo passo, Milazzo delinea la controversa
formazione politica di Pertini, dall'adesione iniziale al Partito dei
Combattenti, all'elezione nel Consiglio comunale di Stella nelle
liste liberali, all'adesione infine al Partito Socialista e ad un
coraggioso ed esplicito impegno antifascista che gli valse
aggressioni verbali e bastonature in strada.
Nel suo libro,
cinquecento pagine che si leggono come un romanzo grazie ad una
scrittura estremamente accattivante ed efficace, l'autore ricostruisce
non solo il percorso politico di un uomo, ma un momento storico ed un
territorio. Ne esce un quadro affascinante di una Savona, ormai quasi
del tutto scomparsa, con i suoi caffè, le sue fabbriche, le sue
strade e le sue piazze. Una Savona di inizio Novecento mai raccontata
così bene nella sua vita di ogni giorno e nei suoi protagonisti, che
da sola merita la lettura del libro anche per chi non fosse
particolarmente interessato agli aspetti politici della vicenda.
Insomma, un libro da leggere.