Giorgio
Amico
Gramsci
a Savona
Quarta parte. La nascita del Partito Comunista d'Italia
Il 29 gennaio 1921 "Bandiera Rossa" diviene l'organo
ufficiale della Federazione Regionale Ligure del Partito Comunista
d'Italia. Il settimanale era stato fino a quel momento l'organo dei
socialisti savonesi. Il giornale, che inalbera per la prima volta
orgogliosamente il motto "il comunismo è la dottrina delle
condizioni della vittoria della classe lavoratrice", dedica
grande spazio al Congresso li Livorno e alla nascita del PCd'I.
Nell'articolo di fondo, che prende la prima pagina, si legge tra
l'altro:
"Il Congresso di Livorno ha risposto alle aspettative del
proletariato rivoluzionario italiano. L'equivoco unitario è stato
spezzato. (...) I comunisti si sono coraggiosamente assunti di fronte
alla storia la responsabilità della scissione formale del Partito,
che già sostanzialmente era diviso in due partiti. (...) Al
Congresso di Livorno l'unitarismo è stato smascherato. Soltanto per
completare quest'opera di chiarificazione i comunisti hanno dominato
i propri nervi e hanno subito fino in fondo gli attacchi personali,
le calunnie contro i compagni di Russia e i tentativi demagogici
inscenati dai centristi, invece di abbandonare fin dal primo giorno i
lavori del Congresso.
Era necessario che fino all'ultimo proletario acquistasse coscienza
che, sotto le varie e ipocrite formule di 'unità del Partito' e di
'autonomia nel campo internazionale', gli unitari difendevano
l'opportunismo riformista e il grosso partitone numerico, comodo
strumento per soddisfare alle spalle del proletariato tutte le
ambizioni e tutte le posizioni personali della burocrazia sindacale.
Quel vuoto nome che era stato il massimalismo del Congresso di
Bologna è stato disperso sotto l'impeto dello sviluppo della lotta
di classe. Il massimalismo non era stato allora il fissarsi di una
salda dottrina e tattica rivoluzionaria, ma soltanto una espressione
verbale, che doveva servire per gridare grosse parole per le piazze
d'Italia a scopi elettorali. Massimalismo e comunismo erano e si sono
dimostrati due cose diverse.
A Livorno il massimalismo è stato sconfitto e ne sono balzati fuori
nella loro chiarezza due metodi, due concezioni: il comunismo e il
riformismo.
Il Partito Comunista rivolge una franca parola amichevole e tende la
mano ai molti compagni delle sezioni che votarono per la tesi
unitaria, nella speranza che, qualora la scissione si fosse delineata
inevitabile, gli unitari avrebbero preferito l'unità comunista a un
falso accordo coi capi riformisti.
Questi compagni, di cui conosciamo lo spirito rivoluzionario, diano
la meritata lezione, entrando nel Partito Comunista, ai loro
rappresentanti che, disprezzando la loro volontà, li hanno
consegnati prigionieri del riformismo". (9)
A Savona aderiscono al Partito il sindaco Accomasso e la maggioranza
dei consiglieri comunali socialisti, mentre la Camera del Lavoro
approva con 17.347 voti contro 4.350 andati ai socialisti una mozione
di appoggio al PCd'I. Anche fra i giovani i comunisti ottengono ampie
adesioni. alla fine di gennaio si tiene a Sanpierdarena il IX
Congresso regionale della Federazione Giovanile Socialista. Quasi
all'unanimità i delegati decidono il passaggio dell'intera
organizzazione al Partito Comunista con il nuovo nome di Federazione
Giovanile Comunista Ligure. Anche il comune di Savona passa ai
comunisti che formano una loro giunta, essendosi dimessi sei
assessori socialisti di quella precedente.
Ai primi di febbraio si tiene la prima riunione dopo la scissione del
Comitato esecutivo della Federazione Comunista Ligure, nel corso
della quale viene approvato il testo di un manifesto ai lavoratori in
cui si chiariscono i motivi della scissione e si indicano le finalità
del nuovo partito:
"Compagni,
il proletariato italiano ha trovato al congresso socialista di
Livorno la giusta via per venire a capo delle proprie rivendicazioni,
separando la sua azione rivoluzionaria dall'azione riformista dei
maggiori esponenti del PSI. Non c'era più possibile la convivenza dentro lo stesso organismo politico con uomini che hanno fatto e
fanno costantemente professione di scetticismo sulla forza della
classe operaia, che non credono alla miseria in cui su dibatte il
proletariato, che non sentono i suoi bisogni e che invece sono sempre
solleciti a trovare una giustificazione o quanto meno un'attenuante
per la violenza di cui la classe operaia è vittima da cinque anni a
questa parte.
Lo stato d'animo di questi uomini è la conseguenza di una mentalità
piccolo borghese e democratica che serve mirabilmente alle ultime
difese di una classe sociale che non ha più la forza sufficiente e
la capacità economica necessaria per tenere soggetto il proletariato
italiano.
Il partito socialista avrebbe dovuto capire l'antagonismo evidente
tra i bisogni della classe lavoratrice che richiede il dominio
assoluto dei poteri che regolano la sua esistenza e lo sforzo
dialettico di chi, pur non consentendo a questo dominio, si trova
nella necessità tattica di dissimulare la propria negativa con
acquiescenza condizionale che al momento opportuno si risolverebbe in
un tradimento per le classi proletarie.
Il partito socialista non si è reso conto per via di questo
irreducibile dualismo e di è fatto sopraffare dai sentimenti
scaturenti dalla moralità borghese, che sono esiziali alla lotta
aspra, fiera, senza quartiere e forse senza speranza che tutte le
categorie sociali parassitarie hanno dichiarato al proletariato.
Abbiamo pertanto abbandonato con dolore ma con fede le schiere del
Partito a cui per tanti anni avevamo dato tutti i palpiti delle
nostre esperienze ed abbiamo costituito il Partito Comunista, sezione
italiana della Terza Internazionale,.
Il nostro nuovo Partito unisce le sue file, i suoi sforzi, i suoi
ardimenti a quelli del proletariato di tutto il mondo unito nella
Terza Internazionale, con la quale si prefigge di lottare per la
liberazione delle classi lavoratrici; sente fervida, alta e costante
la sua solidarietà con la Russia dei sovieti, con la Grande
Rivoluzione e con i suoi uomini ed è perciò il PCI l'unico partito
in Italia che resta in comunità d'intenti e di mezzi con i partiti
rivoluzionari delle nazioni in cui gli operai sentono la dignità e i
bisogni della propria classe". (10)
9. "Bandiera Rossa", 29 gennaio 1921
10. "Bandiera Rossa", 5 febbraio 1921.
4. Continua