A Marsiglia il
marinaio senza nome scopre che inseguire un sogno può portare a
ritrovare se stessi.
Giorgio Amico
Le illusioni d'Itaca
11. I giardini del
Faro
Lo svegliarono le grida
delle pescivendole sulla banchina, l’animato frastuono del mercato
e il rumore del traffico sul Quai des Belges. Si alzò e uscì sul
balcone. Sotto di lui, raccolte in file ordinate, centinaia di
imbarcazioni si dondolavano sotto il sole. Più avanti, quasi
all’imboccatura del Vieux-Port, un battello diretto alle isole
lasciava dietro di sè una scia spumosa. Accese la radio e si
sintonizzò su una stazione che trasmetteva musica. Bruce
Springsteen cantava “ Dry lightning”.
I threw my robe in the
morning
Watched the ring on
the stove turn red
Stared hypnotized into
a cup of coffee
Pulled on my boots and
made the bed
Screen door hangin’
off its hinges
Kept bangin’ me
awake all night
As I look out the
window
The only thing in
sight
Is dry lightning on
the orizon line
Just dry lightning and
you on my mind.
(“Mi sono tolto il
pigiama nel mattino/Ho osservato la stufa diventare rossa/Ho fissato
in trance una tazza di caffè/Mi sono messo le scarpe e ho rifatto il
letto/Riparo la porta tremolante sui suoi cardini/Che mi ha tenuto
sveglio sbattendo tutta la notte/Come guardo fuori della finestra/La
sola cosa in vista/E’ l’alba fredda sulla linea
dell’orizzonte/Solo l’alba fredda e tu nella mia mente”)
- E tu per sempre nella mia mente – ripeté.
Il cielo di Marsiglia
quel mattino aveva il colore delle grandi occasioni. Una luce dorata
entrava dal balcone e si diffondeva nella stanza. Si sentiva bene.
Era parecchio che non gli capitava. L’incontro con il vecchio
clochard lo aveva messo di buon umore. Aveva fame. La sera prima,
preso dalle sue ossessioni, non aveva praticamente cenato. Alzò il
ricevitore, chiamò il bar e si raccomandò che gli mandassero su una
colazione all’americana. Poi lasciò che una lunga doccia
cancellasse le ultime tracce della notte.
Appena fuori dall’albergo
fu abbagliato dal sole. La giornata era calda, ma ventilata. Dal
largo il vento di mare portava strani odori che si mescolavano a
quelli del mercato. Gli salirono alle labbra versi di poeti, echi di
canzoni che parlavano dei profumi di Marsiglia: garofano pepato,
basilico e coriandolo, pepe e cannella. L’anima profonda del
Mediterraneo, racchiusa interamente in quegli odori, in quelle luci,
in quei suoni, pigramente gli si disvelava. Sensazioni simili doveva
aver provato Gyptis, la bellissima principessa ligure, quando dal
mare era giunto il greco Protis. Dal loro amore, dall'unione della
terra con il mare, era nata quella città.
Decise di andare a piedi.
Di lasciare l’auto nel grande parcheggio sotterraneo dell’hotel.
Aveva voglia di camminare. Gli serviva a far chiarezza nei suoi
pensieri. Si avviò per la Canebière fino all’incrocio con il
Boulevard Garibaldi. Ne percorse un tratto, poi svoltò a sinistra e
si trovò in Cours Julien. La strada ora saliva in direzione di
Notre-Dame –du-Mont. La percorse tutta, quasi fino all’ingresso
della stazione del metrò.
Ora che la serranda era
sollevata, il Solea gli appariva per quello che era realmente: un
piccolo ristorante piuttosto anonimo. Eguale a tanti altri in quella
città di mare. Si fermò un attimo a leggere la Carte che presentava
una curiosa mescolanza di piatti provenzali e corsi: bouillabaisse
avec rouille, bourride, catigau, tripes, figatelli, brocciu. Sulla
porta un cartello avvertiva che in quel locale si parlava italiano.
Spinse la porta ed entrò.
La stanza era in penombra con i tavoli ancora da apparecchiare. Dalla
cucina venivano odori di cibo, echi di voci. Una donna minuta dai
capelli grigi entrò d’improvviso nella sala, lo vide e gli si
avvicinò asciugandosi le mani nel grembiule bianco che le cingeva la
vita. Sul suo viso un’aria interrogativa.
- Excusez-moi, monsieur, mais le restaurant il est encore fermé.
- Cerco Giulia. Mi hanno detto che forse qui posso trovarla.
- Chi è lei? – la donna ora parlava italiano.
- Un amico. Un amico di Giulia.
La donna lo squadrò con
attenzione.
- Lei deve essere il marinaio. Il grande amore di Giulia.
- Sì, il grande amore. – disse lui non senza sarcasmo – Non più tardi di due giorni fa Giulia ha detto di odiarmi.
- A volte l’amore si confonde con l’odio.
Non sapeva cosa dire.
Restò in silenzio in piedi sull’uscio.
- Giulia non è qui. – riprese la donna - Ma mi ha parlato molto di lei e forse posso esserle di aiuto. Ora non ho tempo da dedicarle. Mi dispiace, ma ho troppo da fare. Se vuole ripassare più tardi, nel pomeriggio, quando i clienti saranno andati via, potremo parlare con calma.
Si trovò fuori, di nuovo
immerso nell’afa. Davanti a lui ancora una giornata da far
trascorrere. Tanto valeva tornare al Vieux-Port. Andò fino in Place
Cezanne, fermò un taxi e si fece portare al vecchio bacino di
carenaggio all’inizio del Boulevard Livon, proprio sotto il Forte
St. Nicolas. Costeggiò le mura della antica fortificazione, passò
davanti al Circolo dei Canottieri e si diresse verso i giardini del
Faro da dove si poteva abbracciare con uno sguardo tutta la città
vecchia. Vedeva il Forte Saint- Jean, vecchio ricetto templare, e
dietro la cupola falsoantica di Notre-Dame-de-la-Major. Più dietro
ancora le strutture (in parte fatiscenti) del porto della Joliette
protette dal grande sbarramento della Digue du Large. E più in alto,
dritto sulla collina, il campanile delle Accoules.
Lasciò vagare lo sguardo
sul mare, di nuovo perso nei suoi ricordi. Amava quel luogo. C’era
venuto una volta con Giulia, tanti anni prima. Si erano seduti su di
una panchina protetta da una odorosa siepe di oleandri ed erano
rimasti a lungo in silenzio a fissare il mare, totalmente presi dalla
magia di quella città che strega chi vuole perdere. Girando per i
quartieri attorno al Vieux-Port lui le aveva raccontato vecchie
storie sul “milieu”. Storie ascoltate nelle sere trascorse
all’osteria del suo paese. Fiabe di vecchi emigranti incapaci di
staccarsi dai ricordi della loro gioventù. Racconto delle gesta di
uomini “d’onore” ai tempi in cui i “caids” della mala si
erano spartiti la città e i suoi traffici. Ai corsi tutta la zona a
ridosso della Canebière fra il Vieux-Port e il Boulevard de Paris.
Ai catalani quella compresa fra la Canebière e il forte St-Nicolas.
La città alta territorio degli italiani.
Avevano mangiato in un
vecchio bistrot. Pochi tavolini all’aperto in una piazzetta
alberata proprio dietro al Vieux-Port. Giulia aveva ordinato il
piatto che costava meno: boulettes e alouettes in salsa, con la pasta
come contorno. Un mangiare semplice e antico, come semplice e antico
era il quartiere che li circondava. Lui si era perso nello specchio
chiaro dei suoi occhi.
- Mi piacciono le tue mani. – le aveva detto – mi sono sempre piaciute.
Giulia aveva sorriso. Con
un movimento impacciato lui aveva spinto verso di lei un anellino da
pochi soldi. Il suo primo regalo.
Vicino a loro sulla
piazza sotto i platani dei vecchi giocavano alle bocce. Giocavano in
quattro, due per squadra, mentre una decina d’altri stavano attorno
a guardare.
Da come fecero l’amore
più tardi nella pensioncina che li ospitava lui capì che anche
Giulia era rimasta colpita dal fascino di quella città strana. Sul
letto in disordine i loro corpi si intrecciavano come nuvole nel
vento d’estate. Sotto le sue carezze lei si apriva come un fiore
sotto la pioggia.
- Non accendere. – le disse quando ebbero finito – Voglio ricordarti così, come sei in quest’attimo.
Nel buio della camera
brillava il suo volto. Non gli occorreva altra luce. Poi la notte li
prese.
- Sei sveglio? – la sentì dire.
Accanto alla finestra
aperta, Giulia spiava il levarsi dell’alba. Le si avvicinò. La sua
mano ora stava sotto il suo liscio seno tondo. Sentiva il suo cuore
battere. Con il volto affondato nella massa scura dei suoi capelli,
respirava il suo profumo. La sua pelle sapeva di mare e di vento. Le
porte di diaspro dell’alba si spalancarono all’improvviso
dinnanzi a loro. Di colpo il cielo sui tetti divenne chiaro. Stretti
l’uno all’altra, lo sguardo sperso lontano, oltre il canyon
scuro del vicolo, verso lo spicchio di mare che si indovinava sullo
sfondo, erano una cosa sola.
Alto, nel cielo bianco
sopra Marsiglia, lo stridio dei gabbiani pareva il pianto di un
bimbo.
Il riaffiorare dei
ricordi dopo tanto tempo lo prese alla gola. Si accorse di avere gli
occhi velati di lacrime.
- Sto diventando vecchio. – si disse – Un vecchio sentimentale.
Poco distante, appoggiati
al parapetto che dava sul porto, un ragazzo e una ragazza lo
guardavano incuriositi. Sentì lui dire qualcosa, lei ridere. Poi
ripresero a baciarsi, di nuovo indifferenti a tutto il resto.
Quasi senza sapere come
si ritrovò sul Boulevard Livon, incurante del traffico che lo
avvolgeva, della folla rumorosa che da ogni lato lo circondava.
(continua)