Oggi
trattiamo di miti. Gli antichi chiamavano i Liguri il "popolo
del cigno" e li ricordavano come fieri avversari di Ercole.
Giorgio
Amico
Il
"popolo del cigno", nemico di Ercole
Eschilo,
nel suo “Prometeo Liberato” (circa 460 a.C.), andato purtroppo in
larga parte perduto, racconta come il protagonista, per
ricompensare Ercole, il quale ha ucciso l'aquila che lo
tormentava, gli preannuncia il cammino che dovrà percorrere e le
insidie che incontrerà nel sostenere le sue ultime fatiche. E' solo
un frammento citato da Strabone che lo usa per parlare dei Liguri:
"Giungerai
poi all’impavido popolo dei Liguri. Lì, io lo so bene, non avrai
nostalgia di battaglie, benché tu sia impetuoso: è destino infatti
che in quel paese ti vengano a mancare anche le armi: e non potrai
avere neppure una pietra dalla terra, perché in tutto il luogo è
molle: e Zeus, vedendoti privo di mezzi, avrà compassione di te e
mandando una nube con una pioggia di rotonde pietre darà ombra alla
terra: tu poi scagliandole facilmente disperderai il popolo dei
Liguri".
Lo abbiamo
già visto, il luogo è stato individuato nella Piana della Crau,
alle spalle di Marsiglia per le particolari caratteristiche
presentate: una larga piana cosparsa di grosse pietre rotonde.
Potrebbe però essere - è la tesi della professoressa Giannattasio-
la piana di Vada Sabazia dove esisteva un santuario dedicato a
Ercole. Il termine Vada indica infatti un luogo paludoso. Lo scontro
sarebbe dunque avvenuto nell'attuale zona del Lussu, appena dopo il
ponte sul torrente Quiliano.
In un'altra
versione (Pseudo Apollodoro
II sec. a.C.) si racconta dei due figli di Poseidone, due giganti
chiamati Alebion e Derkynos che attaccarono Ercole durante il
viaggio di ritorno dell'eroe a Creta per derubarlo delle mandrie
rubate a Gerione. Secondo una tesi moderna i due fratelli in realtà
rappresenterebbero le due grandi città liguri di Album Intemelium e
Album Ingaunum che per secoli sbarrarono la strada all'espansione
lungo la costa ligure dei greci di Massalia.
In un'altra
versione ancora si parla di un attacco avvenuto sulla via erculea che
attraversava le Alpi nella zona, già allora trafficata, dell'attuale
Tenda.
Concludendo,
nelle sue varie versioni il mito ci parla dell'espansionismo greco e
del suo scontro con i Liguri, ma anche del brigantaggio/pirateria che
questo popolo esercitava sulle vie alpine e sulle rotte marittime.
Dionigi Alicarnasso (60 a.C.-7 d.C.) ci parla di un popolo numeroso e
bellicoso che abita presso i passi alpini e rende difficile e
pericolo il passaggio ai viaggiatori e ai mercanti.
Il popolo del Cigno
Ma il più
poetico mito riguardante i Liguri è quello di Cycnus. Secondo il
mito, Fetonte, per far vedere ad un amico di essere veramente figlio
di Elios, pregò il padre di
lasciargli guidare il carro del Sole; ma, a causa della sua
inesperienza, ne perse il controllo, i cavalli si imbizzarrirono. Prima salirono troppo in alto, bruciando un tratto del cielo che
divenne la Via Lattea, quindi scesero troppo vicino alla terra,
devastando la Libia che divenne un deserto. Gli abitanti della terra
chiesero aiuto a Zeus che intervenne per salvare la terra e, adirato,
scagliò un fulmine contro Fetonte, che cadde alle foci del fiume
Eridano, il fiume che divideva il mondo conosciuto dall'estremo Nord
abitato dagli Iperborei. Per alcuni autori antichi da identificarsi
con il Rodano, secondo altri con il Po.
Il mito
racconta anche del dolore delle tre sorelle di Fetonte che impietosì
a tal punto Zeus che questi prima mutò le loro lacrime in ambra
e poi trasformo le fanciulle in pioppi.
Cycnus,
secondo Esiodo re della Liguria, giovane in possesso di una voce
melodiosa che amava cantare e comporre musica, era intimo amico di
Fetonte. Vedendolo precipitare e morire, piangeva sconsolato con le
tre fanciulle. E così Zeus lo trasformò in un cigno, animale che,
secondo la leggenda, canta soavemente quando sta per morire.
Il
mito ebbe grande fortuna nell'antichità, ma non convinse tutti.
Pausania , uno scrittore del II sec. d.C., riprese la leggenda
ma con un ironico scetticismo:
«Il cigno è
un uccello dalla fama di musico; si dice infatti che un musico di
nome Cicno sia stato re dei Liguri abitanti al di là del Po oltre il
territorio dei Celti e che, dopo la sua morte, sia stato trasformato
in quell'uccello per volontà di Apollo. Io però posso credere che
un musico sia stato re dei Liguri, ma non mi sembra credibile che
egli da uomo che era sia diventato uccello».
Il mito
riprende il tema del legame dei Liguri con la musica, già visto in
Omero, e introduce un nuovo elemento: quello dell'ambra. Questo
prezioso materiale, proveniente dal Baltico, aveva uno dei suoi più
importanti centri di lavorazione e vendita a Genova, antichissimo
emporio commerciale, per cui (ce lo racconta il mito di Fetonte) per
gli antichi la Liguria è la terra dell'ambra che addirittura si
pensava venisse estratta dal sottosuolo come il carbone.
Della
leggenda di Cycnus si riparlò negli anni '70 dello scorso secolo,
quando si doveva decidere lo stemma della neocostituita Regione
Liguria. Qualcuno propone il cigno, a ricordo degli antichi Liguri
"popolo del cigno". Si scelse poi una banalissima caravella.
Continuiamo a pensare che sia stata una scelta sbagliata.
2. Continua