Giorgio Amico
Stalinismo e nazismo
In questi giorni si è
letto di tutto. C'è stato perfino chi sul Manifesto di ieri, con
assoluta mancanza del senso del ridicolo, ha ripreso una frase di
Alcide De Gasperi del 23 luglio 1944 in cui il politico democristiano
affermava che "il comunismo quale si viene attuando in URSS è
agli antipodi del nazismo: il comunismo è impregnato di fratellanza
cristiana". L'affermazione in sè potrebbe avere anche un
senso (a prescindere dal fatto che nel 1947 si sarebbe visto cosa realmente De Gasperi pensava dell'URSS e di Stalin). Per i vecchi socialisti e perfino qualche anarchico Gesù era
stato "il primo socialista". Ma la prima parte della frase
chiarisce senza ombra di dubbio che non degli ideali comunisti in
generale si sta parlando, ma della concreta realtà sovietica degli
anni Quaranta. Quelli per intenderci in cui nel Gulag erano rinchiusi come
lavoratori schiavi milioni di deportati.
L'articolo si chiudeva
con il solito appello a lasciare la storia agli storici e non a
politici non degni di trattare una materia così alta.
Peccato che gli storici
non abbiano atteso le dichiarazioni del parlamento europeo per farlo.
E da tempo. Ci limitiamo qui a ricordare due libri importanti, usciti
quasi in contemporanea all'inizio del nostro secolo per due case
editrici autorevoli non tacciabili di revisionismo storico o di
simpatie per la destra come Bollati Boringhieri e Editori Riuniti.
Il primo (Bollati
Boringhieri 2001), intitolato "Stalinismo e nazismo. Storia e
memoria comparate", a cura di Henry Rousso (allora
direttore di ricerca presso il Centre nationale de recherche
scientifique e direttore dell'Institut d'histoire du temp présent,
entrambi a Parigi) raccoglie contributi di una decina di ricercatori
prevalentemente francesi su due temi principali: la comparazione
storica dei due regimi totalitari e "la memoria nell'ex-Europa
comunista".
Il secondo (Editori
Riuniti 2002), intitolato "Stalinismo e nazismo. Dittature a
confronto", a cura di Ian Kershaw e Moshe Lewin (forse il più
importante sovietologo del secolo scorso), raccoglie gli atti di un
convegno tenutosi a Filadelfia nel 1991 al quale hanno preso parte
studiosi di cinque paesi: Francia, Germania, Russia, Inghilterra e
Stati Uniti.
Noi, allora, li trovammo
molto utili a capire differenze e similarità dei due regimi e ci
confermammo nell'idea che le seconde fossero di molto maggiori delle
prime e che stalinismo e nazismo fossero realtà non assimilabili, frutto di storie e
culture diverse, ma con profonde similarità a partire dalle modalità
di gestione dell'universo concentrazionario e dunque da accomunare in una identica condanna morale e politica.
Li consigliamo a chi
vuole farsi un'idea più precisa in materia, al di là delle
enunciazioni di principio e dei luoghi comuni.
Buona lettura per chi
avrà voglia e coraggio di farlo.