Il "giovane principe" delle Arene candide
La
terra dei Liguri (che in origine andava dalla Linguadoca alla parte occidentale
della Pianura padana e solo in epoca romana si ridurrà più o meno
all'attuale Liguria) fu popolata da tempi antichissimi. A Nizza si
trovano i resti del primo ominide rinvenuti in Europa e addirittura
tracce delle più antiche capanne costruite nel mondo. Ricordando
sempre che si tratta di appunti e non di un testo strutturato,
ricostruiamo le tappe salienti del percorso che dall'ominide di Nizza
porta agli antichi Liguri, passando per Neanderthal e Cro-Magnon.
Giorgio
Amico
“I
Liguri prima dei Liguri”. Il popolamento del territorio
La storia
dei Liguri parte da molto lontano. In Liguria esistono tracce della
presenza umana dal più remoto passato. da questo punto di vista la Liguria è un caso quasi unico. Quando la valle del
Po era un immenso acquitrino, l'arco ligure era l'unico braccio di
terra che collegasse la penisola con l'Europa e le Alpi. Il
popolamento, assai ridotto del territorio segue le fasi del clima:
durante le glaciazioni in accampamenti presso il mare, nelle fasi
interglaciali quando il mare si alza per l'innalzamento parallelo del
clima nelle valli interne.
Il primo
europeo conosciuto fu un ligure. Un ominide di circa un milione di
anni fa le cui tracce sono stati rinvenuti nella caverna del Vallonet
presso Mentone. Si tratta di ossa di rinoceronte lavorate
intenzionalmente anche se in maniera molto primitiva a formare
strumenti .Non ci sono tracce di fuoco, in quella fase non ancora
domesticato.
Ma la terra
dei Liguri ha anche un altro record. A Terra Amata (presso il porto
di Nizza) sono state rinvenute tracce delle più antiche capanne
costruite al mondo. Risalgono a 400 mila anni fa. Gruppi di
cacciatori si accamparono sulla spiaggia, costruendo capanne ovali
lunghe 15 m. e larghe 6. Formate da rami infissi nella sabbia,
delimitate da un muretto di pietre, sorrette da pali. Probabilmente
coperte di pelli, avevano un'area centrale per il fuoco. Tracce della
permanenza di gruppi di cacciatori che sostavano per poche settimane
mentre cacciavano elefanti, rinoceronti, cervi, cinghiali. Anche in
questo caso non sono stati trovati resti umani, solo l'impronta di un
piede di un uomo di circa 155 cm. di altezza.
Sempre nei
pressi del porto di Nizza nella grotta del Lazaret sono state
rinvenute tracce di cacciatori paleolitici che oltre 200.000 mila
anni fa si dedicavano alla caccia di stambecchi e marmotte
(glaciazione del Riss). Quello che si è trovato, ed è una scoperta
eccezionale, sono i resti di una grande capanna di pelli, nel punto
più interno della caverna. Un accumulo di pietre circondava la
capanna lasciando un'apertura di circa 80 cm. Questa immetteva in una
anticamera chiusa da una altra tenda che conduceva nel locale in cui
gli uomini dormivano. All'interno resti di due piccoli focolari usati
solo per riscaldare l'ambiente (non sono state trovate tracce di
cibo) e giacigli formati da pelli di lupo e alghe. Che si trattasse
di pelli di lupo è testimoniato dalla presenza di unghioni tipici
dell'animale.
Per gli
archeologi questa capanna riveste una eccezionale importanza perché è la testimonianza della presenza di uomini dotati di un notevole
senso organizzativo e quindi un elevato livello di intelligenza.
E così
arriviamo all'Uomo di Neanderthal presente dai Balzi Rossi, al
Finalese per un periodo che va da circa il 110.000 al 35.000 a.C.
Una presenza estesa e capillare nel nostro Ponente testimoniata dai
resti rinvenuti tra l'altro ai Balzi Rossi, nella caverna delle fate,
all'Arma delle Manie, nella grotta di Bergeggi
Circa nel 40.000
a.C. arrivano i Cro-Magnon, una specie più evoluta, di cui resta
insoluto il problema delle origini. Così come è insoluto il mistero
della scomparsa dei neanderthal. Distrutti dai Cro-Magnon? Forse ,
come sostiene qualcuno, addirittura cacciati come animali per
cibarsene? Le ultime scoperte scientifiche hanno potuto appurare che
noi, ultimi eredi dei Cro-Magnon, manteniamo una parte anche se
minima del DNA dei Neanderthal. Dunque non ci fu solo sterminio, ma
anche incontro e fusione dei due gruppi umani e la progressiva
estinzione di quello meno evoluto.
I Balzi
Rossi di Ventimiglia, proprio sull'attuale linea di confine con la
Francia, ci forniscono molte informazioni su questi nostri antenati.
Per effetto della glaciazione il mare si era ritirato e le grotte non
si trovavano, come oggi, a 20 metri dal mare, ma almeno a 10
chilometri (lo stesso vale per Bergeggi). L'insediamento umano
esisteva proprio a causa del continuo passaggio di selvaggina di
grossa taglia (bisonte, bue muschiato, stambecco, cavallo selvaggio)
in questa prateria che si estendeva per chilometri dove oggi c'è
solo mare. L'uomo viveva di caccia e, in minima parte, di raccolta.
Non conosceva neppure la pesca, se non quella di fiume e torrente, al
massimo raccoglieva qualche mollusco lungo gli scogli della costa.
La prima
cosa notevole da segnalare è la particolare struttura scheletrica e
la notevole massa muscolare dei frequentatori dei Balzi Rossi:
l'esemplare maschio adulto poteva raggiungere e superare l'altezza
dei due metri e quasi mai era inferiore ai 180 cm. Le loro sepolture, molto elaborate, dimostrano un
complesso sistema di riti e simboli dimostrazione di una elevata
spiritualità e di una matura concezione religiosa che comprendeva la
credenza in una qualche forma di vita ultraterrena.
Ai Balzi
Rossi sono stati rinvenuti oggetti che in apparenza potrebbero
suggerire una civiltà matriarcale: statuette di donne con
caratteristiche sessuali esagerate, le cosiddette Veneri paleolitiche
ritrovate anche in molte altre parti d'Europa, sempre associate ai
resti del Cro-Magnon. Incerto se si tratti segni di una civiltà matriarcale, o simboli di un culto della
fecondità. Forse le due cose insieme. Siamo di fronte, in ogni caso, ad una società
spiritualmente molto sviluppata.
Riti e
simboli associati al mistero della nascita e della morte che
ritroviamo anche nella caverna delle Arene Candide (Finale L.) con
la straordinaria Tomba del Principe risalente circa a 20.000 anni
prima della nostra era; ma anche a Toirano nella Grotta della Basura.
Dove un profondo e lunghissimo cunicolo conduce nella cosiddetta Sala
misteri, sede di riti iniziatici, con impronte datate circa al 13.000 a.C. e dunque attribuili
ai Cro-Magnon e non, come per molto tempo è stato fatto, ai
Neanderthal.
All'inizio
del IV millennio a.C. muta la situazione. Il clima si addolcisce.
Appaiono i più antichi siti dei primi allevatori e agricoltori che
nel Ponente ligure e in Provenza hanno una localizzazione costiera.
Le caverne sono utilizzate in modo diffuso come stalle. Troviamo le
prime tracce della domesticazione degli animali (ovini) e delle
piante (orzo e grano). Inizia la trasformazione della foresta in
pascoli e campi.
Con il 5000
a.C. si congiungono i due rami del neolitico (quello
costiero/mediterraneo e quello padano che viene dai Balcani).
L'allevamento diventa stanziale. È
la cultura cosiddetta dei vasi a bocca quadrata. Inizia l'allevamento capre e bovini. Centrali diventano semina e raccolto. Il
simbolismo religioso è molto ricco, centrato su culti della fertilità
e una estrema attenzione ai fenomeni celesti e dunque al ritmo delle
stagioni. Figure femminili di Dea Madre e tatuaggi tribali
testimoniati dalle cosiddette pintaderas, strumenti utilizzati per
spalmare il colore sul corpo formando segni geometrici.
Gli studi
sulla grotta delle Arene Candide mostrano per i primi 12 secoli
5900-4700 a.C. un ridotto intervento sulla foresta ancora largamente
dominante. Dal 4300 a.C. inizia un accelerato abbattimento di intere
zone forestali grazie all'uso del fuoco, dovuto a un probabile
aumento della popolazione per il miglioramento delle tecniche di
coltivazione, allevamento e conservazione dei cibi (soprattutto
cereali). Nel paesaggio ligure, in via di disboscamento, incomincia a
predominare quello che ora chiamiamo la macchia mediterranea.
Queste
popolazioni hanno ormai una frequentazione del mare e si inseriscono
in una più complessiva cultura mediterranea, come dimostrano le asce
di ossidiana trovate nel Finalese. L'ossidiana è una pietra lavica
proveniente dall'isola di Lipari. Intensi dovevano essere anche i
commerci con il Nord: asce in pietra verde del monte Beigua sono
state trovate nella Francia settentrionale.
Età del
Rame
L' Età del
rame (3600-2200 a.C.) vede una radicale trasformazione del territorio,
soprattutto d'altura con la distruzione delle foreste d'abete. Inizia l'utilizzo delle zone di pascolo montano, il fenomeno
della transumanza stagionale costa-montagna destinato a durare fino
agli inizi degli anni Cinquanta del secolo scorso. Le grotte sono
sempre più usate come stalle. Appare l'allevamento diffuso del maiale.
Verso il
3000 a.C. arriva una nuova cultura caratterizzata da ceramiche lucide
e meglio lavorate. Forse dall'area egeo-anatolica, forse dalla
Francia. A partire dal 3000 a.C cambiano anche le pratiche funerarie
che diventano più complesse. Si passa dalle tombe individuali
neolitiche a sepolture collettive entro grotte naturali o artificiali
(tumuli). È la cultura
megalitica dei dolmen e dei menhir, delle incisioni rupestri del
Bego e delle prime statue stele della Lunigiana.
La pastorizia e l'agricoltura generano un surplus alimentare che rende, oltre all'aumento della popolazione, possibile svolgere attività
impegnative e durature lontano da luoghi residenziali, come la
ricerca di metalli e l'apertura di miniere in galleria. Cresce il fabbisogno di metalli attestato dai graffiti del Bego che
rappresentano armi (pugnali, alabarde, asce) simili a quelle
dell'uomo di Similaun. Miniere sul Bego, a Saint Veran (2500 metri) e
di rame a Monte Loreto (Sestri levante) risultano già sfruttate dal 3600 a.C.
L'apporto etnico successivo sarà quello dei popoli mediterranei ovvero dei portatori della civiltà neolitica e quindi dell'agricoltura e della ceramica. Vi è oggi tra gli studiosi la tendenza diffusa ad affermare che la civiltà neolitica si sia propagata lentamente dal Medio Oriente verso la Grecia e il corso del Danubio, quindi lungo le coste del Mediterraneo per mezzo di un piccolo cabotaggio.
Per quanto
riguarda la Liguria, l'unica area in cui ci sono prove archeologiche
del manifestarsi della nuova cultura neolitica è quella di Finale
Ligure, un'area abbastanza ampia nell'attuale provincia di Savona.
Nelle grotte di Finale (in particolare nelle grotte della Pollera e
delle Arene Candide) la civiltà agricola lascia le prime tracce del
lavoro dei campi e della ceramica.
In questo periodo la terra dei Liguri subisce anche infiltrazioni lente e pacifiche di altre genti. All'inizio dell'età del Bronzo, dalle Alpi settentrionali si riversarono popolazioni che possiamo riconnettere con il mondo dei "campi d'urne", vale a dire col crogiolo delle popolazioni indoeuropee che in parte popoleranno l'Italia. Sono le avanguardie dei Celti che progressivamente si fonderanno con i Liguri.
Età del
Bronzo medio e recente (1600-1200 a.C.) si conclude con la risalita
postglaciale del livello marino e dunque con un paesaggio costiero
caratterizzato da lagune e paludi. Gli insediamenti costieri sorgono
su posizioni arroccate di media altura (castellari). Piccole
comunità, formate da 4-5 capanne monofamiliari, che mostrano una
elevata capacità di gestione collettiva del territorio. Primi
terrazzamenti con muretti a secco. L'agricoltura resta di sussistenza,
ma si rivela molto evoluta.
Castellaro del monte S. Elena (Vado L.)
Età del
Ferro (1000 a.C.)
La
cosiddetta Cultura di Golasecca (XIII-IV sec. a.C) tipica della zona
dei laghi influisce
sulla popolazione ligure che adotta riti cremazione e deposizione
ceneri in urna. Una società formata da piccoli villaggi e da alcuni
centri importanti (oppida)
Nel v secolo
il territorio resta ancora scarsamente popolato. I siti sulla costa
sono ubicati su alture che controllano approdi e godono di un'ampia
visibilità come il Castellaro del Monte S. Elena sopra Vado L.
Genova, sicuramente già il centro commerciale più importante della
regione, diventa il terminale della via dell'ambra. A Genova si vede
progressivamente diminuire la presenza etrusca e aumentare quella
celtica (fibule femminili legate a matrimoni misti e armi
testimonianza del fatto che la città è porto di imbarco di
soldati mercenari) e massaliota (anfore). Tracce puniche sono invece
presenti invece nel territorio dei sabates (Vado L.-Savona).
Contemporaneamente sulle piste già percorse prima dalle bande di
cacciatori e poi dai pastori transumanti si forma una rete di
percorsi commerciali d'altura, formata da vie di crinale. D'altronde,
come si è visto, i Liguri, a parte i grandi centri costieri
dell'attuale Ventimiglia, Albenga e Genova, vivono prevalentemente in
piccoli villaggi in altura (castellari) di cui più della metà ad
una altezza di più di 400 metri slm.
Sono le
tribù dei Liguri, la “polvere di popoli” di cui parla il greco
Strabone.
4. Continua