TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


mercoledì 2 ottobre 2019

Ligures 4. I Liguri prima dei Liguri. Il popolamento del territorio


    Il "giovane principe" delle Arene candide

La terra dei Liguri (che in origine andava dalla Linguadoca alla parte occidentale della Pianura padana e solo in epoca romana si ridurrà più o meno all'attuale Liguria) fu popolata da tempi antichissimi. A Nizza si trovano i resti del primo ominide rinvenuti in Europa e addirittura tracce delle più antiche capanne costruite nel mondo. Ricordando sempre che si tratta di appunti e non di un testo strutturato, ricostruiamo le tappe salienti del percorso che dall'ominide di Nizza porta agli antichi Liguri, passando per Neanderthal e Cro-Magnon.

Giorgio Amico

I Liguri prima dei Liguri”. Il popolamento del territorio



La storia dei Liguri parte da molto lontano. In Liguria esistono tracce della presenza umana dal più remoto passato. da questo punto di vista la Liguria è un caso quasi unico. Quando la valle del Po era un immenso acquitrino, l'arco ligure era l'unico braccio di terra che collegasse la penisola con l'Europa e le Alpi. Il popolamento, assai ridotto del territorio segue le fasi del clima: durante le glaciazioni in accampamenti presso il mare, nelle fasi interglaciali quando il mare si alza per l'innalzamento parallelo del clima nelle valli interne.

Il primo europeo conosciuto fu un ligure. Un ominide di circa un milione di anni fa le cui tracce sono stati rinvenuti nella caverna del Vallonet presso Mentone. Si tratta di ossa di rinoceronte lavorate intenzionalmente anche se in maniera molto primitiva a formare strumenti .Non ci sono tracce di fuoco, in quella fase non ancora domesticato.



Ma la terra dei Liguri ha anche un altro record. A Terra Amata (presso il porto di Nizza) sono state rinvenute tracce delle più antiche capanne costruite al mondo. Risalgono a 400 mila anni fa. Gruppi di cacciatori si accamparono sulla spiaggia, costruendo capanne ovali lunghe 15 m. e larghe 6. Formate da rami infissi nella sabbia, delimitate da un muretto di pietre, sorrette da pali. Probabilmente coperte di pelli, avevano un'area centrale per il fuoco. Tracce della permanenza di gruppi di cacciatori che sostavano per poche settimane mentre cacciavano elefanti, rinoceronti, cervi, cinghiali. Anche in questo caso non sono stati trovati resti umani, solo l'impronta di un piede di un uomo di circa 155 cm. di altezza.

Sempre nei pressi del porto di Nizza nella grotta del Lazaret sono state rinvenute tracce di cacciatori paleolitici che oltre 200.000 mila anni fa si dedicavano alla caccia di stambecchi e marmotte (glaciazione del Riss). Quello che si è trovato, ed è una scoperta eccezionale, sono i resti di una grande capanna di pelli, nel punto più interno della caverna. Un accumulo di pietre circondava la capanna lasciando un'apertura di circa 80 cm. Questa immetteva in una anticamera chiusa da una altra tenda che conduceva nel locale in cui gli uomini dormivano. All'interno resti di due piccoli focolari usati solo per riscaldare l'ambiente (non sono state trovate tracce di cibo) e giacigli formati da pelli di lupo e alghe. Che si trattasse di pelli di lupo è testimoniato dalla presenza di unghioni tipici dell'animale.



Per gli archeologi questa capanna riveste una eccezionale importanza perché è la testimonianza della presenza di uomini dotati di un notevole senso organizzativo e quindi un elevato livello di intelligenza.

E così arriviamo all'Uomo di Neanderthal presente dai Balzi Rossi, al Finalese per un periodo che va da circa il 110.000 al 35.000 a.C. Una presenza estesa e capillare nel nostro Ponente testimoniata dai resti rinvenuti tra l'altro ai Balzi Rossi, nella caverna delle fate, all'Arma delle Manie, nella grotta di Bergeggi

Circa nel 40.000 a.C. arrivano i Cro-Magnon, una specie più evoluta, di cui resta insoluto il problema delle origini. Così come è insoluto il mistero della scomparsa dei neanderthal. Distrutti dai Cro-Magnon? Forse , come sostiene qualcuno, addirittura cacciati come animali per cibarsene? Le ultime scoperte scientifiche hanno potuto appurare che noi, ultimi eredi dei Cro-Magnon, manteniamo una parte anche se minima del DNA dei Neanderthal. Dunque non ci fu solo sterminio, ma anche incontro e fusione dei due gruppi umani e la progressiva estinzione di quello meno evoluto.



I Balzi Rossi di Ventimiglia, proprio sull'attuale linea di confine con la Francia, ci forniscono molte informazioni su questi nostri antenati. Per effetto della glaciazione il mare si era ritirato e le grotte non si trovavano, come oggi, a 20 metri dal mare, ma almeno a 10 chilometri (lo stesso vale per Bergeggi). L'insediamento umano esisteva proprio a causa del continuo passaggio di selvaggina di grossa taglia (bisonte, bue muschiato, stambecco, cavallo selvaggio) in questa prateria che si estendeva per chilometri dove oggi c'è solo mare. L'uomo viveva di caccia e, in minima parte, di raccolta. Non conosceva neppure la pesca, se non quella di fiume e torrente, al massimo raccoglieva qualche mollusco lungo gli scogli della costa.

La prima cosa notevole da segnalare è la particolare struttura scheletrica e la notevole massa muscolare dei frequentatori dei Balzi Rossi: l'esemplare maschio adulto poteva raggiungere e superare l'altezza dei due metri e quasi mai era inferiore ai 180 cm.  Le loro sepolture, molto elaborate, dimostrano un complesso sistema di riti e simboli dimostrazione di una elevata spiritualità e di una matura concezione religiosa che comprendeva la credenza in una qualche forma di vita ultraterrena.

Ai Balzi Rossi sono stati rinvenuti oggetti che in apparenza potrebbero suggerire una civiltà matriarcale: statuette di donne con caratteristiche sessuali esagerate, le cosiddette Veneri paleolitiche ritrovate anche in molte altre parti d'Europa, sempre associate ai resti del Cro-Magnon. Incerto se si tratti segni di una civiltà matriarcale, o simboli di un culto della fecondità. Forse le due cose insieme. Siamo di fronte, in ogni caso, ad una società spiritualmente molto sviluppata.



Riti e simboli associati al mistero della nascita e della morte che ritroviamo anche nella caverna delle Arene Candide (Finale L.) con la straordinaria Tomba del Principe risalente circa a 20.000 anni prima della nostra era; ma anche a Toirano nella Grotta della Basura. Dove un profondo e lunghissimo cunicolo conduce nella cosiddetta Sala misteri, sede di riti iniziatici, con impronte datate circa al 13.000 a.C. e dunque attribuili ai Cro-Magnon e non, come per molto tempo è stato fatto, ai Neanderthal.

All'inizio del IV millennio a.C. muta la situazione. Il clima si addolcisce. Appaiono i più antichi siti dei primi allevatori e agricoltori che nel Ponente ligure e in Provenza hanno una localizzazione costiera. Le caverne sono utilizzate in modo diffuso come stalle. Troviamo le prime tracce della domesticazione degli animali (ovini) e delle piante (orzo e grano). Inizia la trasformazione della foresta in pascoli e campi.

Con il 5000 a.C. si congiungono i due rami del neolitico (quello costiero/mediterraneo e quello padano che viene dai Balcani). L'allevamento diventa stanziale. È la cultura cosiddetta dei vasi a bocca quadrata. Inizia l'allevamento capre e bovini. Centrali diventano semina e raccolto. Il simbolismo religioso è molto ricco, centrato su culti della fertilità e una estrema attenzione ai fenomeni celesti e dunque al ritmo delle stagioni. Figure femminili di Dea Madre e tatuaggi tribali testimoniati dalle cosiddette pintaderas, strumenti utilizzati per spalmare il colore sul corpo formando segni geometrici.

Gli studi sulla grotta delle Arene Candide mostrano per i primi 12 secoli 5900-4700 a.C. un ridotto intervento sulla foresta ancora largamente dominante. Dal 4300 a.C. inizia un accelerato abbattimento di intere zone forestali grazie all'uso del fuoco, dovuto a un probabile aumento della popolazione per il miglioramento delle tecniche di coltivazione, allevamento e conservazione dei cibi (soprattutto cereali). Nel paesaggio ligure, in via di disboscamento, incomincia a predominare quello che ora chiamiamo la macchia mediterranea.

Queste popolazioni hanno ormai una frequentazione del mare e si inseriscono in una più complessiva cultura mediterranea, come dimostrano le asce di ossidiana trovate nel Finalese. L'ossidiana è una pietra lavica proveniente dall'isola di Lipari. Intensi dovevano essere anche i commerci con il Nord: asce in pietra verde del monte Beigua sono state trovate nella Francia settentrionale.



Età del Rame

L' Età del rame (3600-2200 a.C.) vede una radicale trasformazione del territorio, soprattutto d'altura con la distruzione delle foreste d'abete. Inizia l'utilizzo delle zone di pascolo montano, il fenomeno della transumanza stagionale costa-montagna destinato a durare fino agli inizi degli anni Cinquanta del secolo scorso. Le grotte sono sempre più usate come stalle. Appare l'allevamento diffuso del maiale.

Verso il 3000 a.C. arriva una nuova cultura caratterizzata da ceramiche lucide e meglio lavorate. Forse dall'area egeo-anatolica, forse dalla Francia. A partire dal 3000 a.C cambiano anche le pratiche funerarie che diventano più complesse. Si passa dalle tombe individuali neolitiche a sepolture collettive entro grotte naturali o artificiali (tumuli). È la cultura megalitica dei dolmen e dei menhir, delle incisioni rupestri del Bego e delle prime statue stele della Lunigiana.

La pastorizia e l'agricoltura generano un surplus alimentare che rende, oltre all'aumento della popolazione, possibile svolgere attività impegnative e durature lontano da luoghi residenziali, come la ricerca di metalli e l'apertura di miniere in galleria. Cresce il fabbisogno di metalli attestato dai graffiti del Bego che rappresentano armi (pugnali, alabarde, asce) simili a quelle dell'uomo di Similaun. Miniere sul Bego, a Saint Veran (2500 metri) e di rame a Monte Loreto (Sestri levante) risultano già sfruttate dal 3600 a.C.

L'apporto etnico successivo sarà quello dei popoli mediterranei ovvero dei portatori della civiltà neolitica e quindi dell'agricoltura e della ceramica. Vi è oggi tra gli studiosi la tendenza diffusa ad affermare che la civiltà neolitica si sia propagata lentamente dal Medio Oriente verso la Grecia e il corso del Danubio, quindi lungo le coste del Mediterraneo per mezzo di un piccolo cabotaggio.

Per quanto riguarda la Liguria, l'unica area in cui ci sono prove archeologiche del manifestarsi della nuova cultura neolitica è quella di Finale Ligure, un'area abbastanza ampia nell'attuale provincia di Savona. Nelle grotte di Finale (in particolare nelle grotte della Pollera e delle Arene Candide) la civiltà agricola lascia le prime tracce del lavoro dei campi e della ceramica.

In questo periodo la terra dei Liguri subisce anche infiltrazioni lente e pacifiche di altre genti. All'inizio dell'età del Bronzo, dalle Alpi settentrionali si riversarono popolazioni che possiamo riconnettere con il mondo dei "campi d'urne", vale a dire col crogiolo delle popolazioni indoeuropee che in parte popoleranno l'Italia. Sono le avanguardie dei Celti che progressivamente si fonderanno con i Liguri.

Età del Bronzo medio e recente (1600-1200 a.C.) si conclude con la risalita postglaciale del livello marino e dunque con un paesaggio costiero caratterizzato da lagune e paludi. Gli insediamenti costieri sorgono su posizioni arroccate di media altura (castellari). Piccole comunità, formate da 4-5 capanne monofamiliari, che mostrano una elevata capacità di gestione collettiva del territorio. Primi terrazzamenti con muretti a secco. L'agricoltura resta di sussistenza, ma si rivela molto evoluta.

    Castellaro del monte S. Elena (Vado L.)

Età del Ferro (1000 a.C.)

La cosiddetta Cultura di Golasecca (XIII-IV sec. a.C) tipica della zona dei laghi influisce sulla popolazione ligure che adotta riti cremazione e deposizione ceneri in urna. Una società formata da piccoli villaggi e da alcuni centri importanti (oppida)

Nel v secolo il territorio resta ancora scarsamente popolato. I siti sulla costa sono ubicati su alture che controllano approdi e godono di un'ampia visibilità come il Castellaro del Monte S. Elena sopra Vado L. Genova, sicuramente già il centro commerciale più importante della regione, diventa il terminale della via dell'ambra. A Genova si vede progressivamente diminuire la presenza etrusca e aumentare quella celtica (fibule femminili legate a matrimoni misti e armi testimonianza del fatto che la città è porto di imbarco di soldati mercenari) e massaliota (anfore). Tracce puniche sono invece presenti invece nel territorio dei sabates (Vado L.-Savona). Contemporaneamente sulle piste già percorse prima dalle bande di cacciatori e poi dai pastori transumanti si forma una rete di percorsi commerciali d'altura, formata da vie di crinale. D'altronde, come si è visto, i Liguri, a parte i grandi centri costieri dell'attuale Ventimiglia, Albenga e Genova, vivono prevalentemente in piccoli villaggi in altura (castellari) di cui più della metà ad una altezza di più di 400 metri slm.

Sono le tribù dei Liguri, la “polvere di popoli” di cui parla il greco Strabone.

4. Continua