Giorgio Amico
Essere nonni
"Frequentemente i
nonni descrivono il loro ingresso nella dimensione della nonnità
come un nuovo ruolo genitoriale, totalmente diverso da quello che
erano abituati a svolgere con i figli; un ruolo che permette loro di
esercitarsi con competenze spesso definite come “femminili”, ad
esempio quelle che riguardano l’emozionalità, con la speranza di
essere un nonno migliore di quanto siano stati come padri".
Ho trovato questa frase
in un testo della Fondazione Erich Fromm e mi ci sono immediatamente
riconosciuto. Mi ha permesso di riflettere sulla rimozione della
nostra parte "femminile" che una educazione patriarcale ci
ha fin dall'infanzia portato a fare, fino a considerare l'emozionalità una debolezza di cui vergognarsi e da nascondere. E allora la nonnità è un ritornare alla completezza delle origini. Ricostituire quell'equilibrio tra ragione e sentimento che rende l'essere umano unico fra tutti i viventi.
Si, è proprio così: essere nonni,
significa riconciliarsi con la parte femminile di sé, aprirci
(qualche volta addirittura riscoprire) al piacere infinito della
tenerezza, ai sentimenti, alla dolcezza di una carezza o di uno
sguardo.
Piccole cose, ma forse
proprio in questo consiste la "saggezza" che da sempre la
tradizione attribuisce agli anziani.