Abbiamo dato conto
recentemente di una interessante iniziativa a Madrid sul rapporto fra
surrealismo e rivoluzione spagnola. Ci torniamo proponendo alcune
pagine della nostra biografia sul surrealista cubano Wifredo Lam che
in Spagna visse e combatté accanto a Juan Brea e Mary Low.
Giorgio
Amico
Wifredo Lam. Barcellona,
Surrealismo, Rivoluzione
A Barcellona Lam entra in contatto con la più
avanzata avanguardia artistica spagnola, ma anche con le dissidenze
rivoluzionarie che cercano di trasformare la guerra antifascista in
rivoluzione sociale. Realtà multiformi, quelle delle avanguardie
artistiche e politiche, che senza essere immediatamente
sovrapponibili, hanno comunque numerosi punti di contatto. In
questo variegato contesto egli stringe rapporti calorosi con
anarchici e poumisti, ma soprattutto con militanti trotskisti come
lo scrittore surrealista francese Benjamin Peret, la poetessa
australiana Mary Low e il suo compagno, lo scrittore cubano Juan
Breá.
Tramite l'Istituto di Cultura Marxista, una delle
più vive realtà culturali di Barcellona e di fatto emanazione del
POUM, questo piccolo gruppo di intellettuali rivoluzionari, di cui fa
parte anche l'italiana Virginia Gervasini, sviluppa da tempo
un'intensa attività culturale dibattendo dei rapporti tra arte e
lotta di classe, surrealismo e capitalismo, sessualità e proprietà
privata. Temi tali da suscitare l'interesse e la partecipazione non
solo degli intellettuali rivoluzionari, ma anche di buona parte degli
artisti d'avanguardia.
E' difficile affermare con precisione quale sia la
posizione politica di Lam in quel momento: anche se non milita in
nessuno dei piccoli gruppi politici che in vario modo fanno
riferimento a Trotsky né nel POUM, di sicuro non condivide lo
stalinismo feroce del PCE che non tollera alcuna forma di dissidenza
e violentemente si accanisce contro trotskisti, poumisti e anarchici.
Agustín Guillamón nella sua fondamentale opera sul trotskimo
spagnolo lo inserisce fra gli intellettuali bolscevico-leninisti
assieme a Juan Breá che trotskista lo era veramente tanto da subire
ripetuti tentativi di assassinio da parte degli stalinisti. Di certo
si può dire che proprio nel momento in cui i trotskisti iniziano ad
essere perseguitati, accusati di essere la "quinta colonna"
del fascismo, incarcerati e assassinati, Lam non nasconde la simpatia
che prova nei loro confronti, non rinnega l'amicizia fraterna che lo
lega a loro. Semplicemente resta al loro fianco fino alla fine.
E la fine per Lam giunge nella primavera del 1938,
quando le forze fasciste stanno progressivamente prendendo il
controllo del paese e in campo repubblicano gli stalinisti si
dedicano principalmente a dare la caccia ai pochi trotskisti e
poumisti rimasti ancora in libertà. E' un momento terribile per chi
ancora crede nella rivoluzione.
"A Barcellona - denuncerà nel suo grande libro
sulla rivoluzione in Catalogna George Orwell, già combattente nelle
formazioni del POUM - c'era nell'aria una particolare sensazione di
maleficio: un'atmosfera di sospetto, di paura, d'incertezza e d'odio
dissimulato.I combattimenti del maggio s'erano lasciati dietro
conseguenze incancellabili."
Munito di una lettera di presentazione per Picasso
fornitagli dall'amico scultore Manuel (Manolo) Hugué, Lam decide di
abbandonare la Spagna e di trasferirsi a Parigi. Orwell se ne era già
andato e prima di lui erano partiti Mary Low e Juan Breá.
"E' tutto frammisto, confuso con scene, odori,
rumori che non è possibile rendere con la penna: l'odore delle
trincee, le aurore di montagna sfumanti via a distanze
incommensurabili, il secco crepitar dei proiettili, il rombo e il
lampo delle bombe; la luce limpida e fredda delle mattine di
Barcellona…quando ancora la gente credeva nella rivoluzione; e le
file davanti alle botteghe, e le bandiere rosse e nere e i volti dei
miliziani spagnoli, soprattutto i volti dei miliziani, uomini che ho
conosciuto al fronte e sono ora dispersi Dio sa dove, chi ucciso in
combattimento, chi mutilato, chi in carcere… Questa guerra, nella
quale ho contato così poco, mi ha lasciato ricordi in gran parte
dolorosi, e tuttavia non vorrei non avervi partecipato."
Così George Orwell aveva dato per sempre il suo
addio alla terra di Spagna dove aveva combattuto nelle milizie
rivoluzionarie del POUM. Sentimenti simili tormentavano il cuore di
Lam, mentre in un giorno piovoso passava il confine con la Francia.
Il desiderio di raggiungere Parigi, vero cuore pulsante
dell'avanguardia artistica mondiale, il sogno che stava per
realizzarsi di incontrare Picasso non gli rendevano meno triste la
partenza. A trentacinque anni, al termine di un lungo apprendistato
artistico ed umano, Wifredo Lam abbandonava tristemente quella terra
dove era arrivato poco più che adolescente, che aveva sentito sua,
dove aveva vissuto, combattuto, amato:
"Lasciare la Spagna
democratica che stava per cadere nelle mani dei fascisti fu per me un
grande dolore che mi accompagnò sempre e ancora mi ferisce. In
quell'amata terra di Spagna rimasero il corpo di Eva e del mio primo
figlio. Mi lasciai dietro anche molti compagni di lotta che amavo
come fratelli. Quella tragedia fece come scendere un sipario a
chiudere una fase felice della mia vita, un sipario che si sarebbe
sollevato di nuovo solo con la vittoria della rivoluzione cubana".
(Da: G.Amico,Wifredo Lam,
Massari editore, 2006, p. 52-54.)
(Il libro, unica biografia italiana del maggior artista cubano del 900, è ancora ordinabile in libreria o direttamente presso l'Editore).