In
epoca di Covid-19 non è più possibile tenere corsi o cicli di
conferenze. Qualcuno sopperisce con lezioni on line. Noi, che siamo
pre-tecnologici, per non dire francamente primitivi in materia, lo
facciamo riproponendo qui argomenti esposti nell'ambito dei corsi svolti
in particolare presso l'UniSabazia e la Biblioteca Civica di
Albisola Mare. Iniziamo trattando di una materia che ci sta
particolarmente a cuore: il simbolo, il mito e il rito.
Giorgio
Amico
Come
un contadino. Del simbolo e della sua importanza per la vita
dell'uomo
La Nature est un temple où
de vivants piliers
Laissent parfois sortir de confuses paroles;
L’homme y passe à travers des forêts de symboles
Qui l’observent avec des regards familiars.
Laissent parfois sortir de confuses paroles;
L’homme y passe à travers des forêts de symboles
Qui l’observent avec des regards familiars.
Comme de long échos qui de
loin se confondent
Dans une ténébreuse et profonde unité,
Vaste comme la nuit et comme la clarté,
Les parfums, les couleurs et les sons se répondent. (1)
Dans une ténébreuse et profonde unité,
Vaste comme la nuit et comme la clarté,
Les parfums, les couleurs et les sons se répondent. (1)
Cantava così Baudelaire,
cogliendo il senso profondo e autentico di ciò che noi moderni
chiamiamo natura e collochiamo al di fuori di noi, ma che per gli
antichi era "Kosmos", cioè l'ordine armonico di tutto ciò
che esiste a partire dai quattro elementi fondamentali: l'acqua, la
terra, il fuoco, l'aria. Un ordine circolare, dove inizio e fine si
sovrappongono in un eterno fluire e il tempo storico perde di
significato. Un universo in cui innumerevoli fili collegano tutte le
manifestazioni dell'esistere in un ordine perfetto e regolare, in cui
tutto è emanazione dell'Uno e ogni cosa rimanda ad un'altra, come
nella Tavola smeraldina di Ermete Trismegisto:
"È vero senza
errore e menzogna, é certo e verissimo.
Ciò che è in basso è
come ciò che è in alto, e ciò che è in alto è come ciò che è
in basso, per compiere i miracoli della Cosa-Una. Come tutte le cose
sono sempre state e venute dall'Uno, per mediazione dell’Uno, così
tutte le cose nacquero da questa Cosa Unica per adattamento. Il Sole
ne è il padre, la Luna ne è la madre, il Vento l’ha portata nel
suo ventre, la Terra è la sua nutrice. Il padre di tutto, il Telesma
di tutto il mondo è qui. La sua potenza è illimitata se viene
convertita in terra. Separerai la Terra dal Fuoco, il Sottile dal
Denso, delicatamente, con grande cura. Ascende dalla terra al cielo e
ridiscende in terra raccogliendo le forze delle cose superiori ed
inferiori. Tu avrai così la gloria di tutto il mondo e fuggirà da
te ogni oscurità. Qui consiste la Forza forte di ogni Forza, perché
vincerà tutto quel che è sottile e penetrerà tutto quello che è
solido. Così fu creato il mondo. Da ciò deriveranno innumerevoli
adattamenti mirabili il cui segreto sta tutto qui. Pertanto io fui
chiamato Ermete Trismegisto, possessore delle tre parti della
Filosofia di tutto il mondo. Ciò che dissi sull’opera del Sole è
perfetto e completo." (2)
Un mondo di simboli di
cui noi, figli di un razionalismo che uccide il sogno, siamo
diventati incapaci di comprendere il richiamo, una perdita grave che
pesa sul nostro stesso equilibrio psichico, sempre più frammentato e
caotico come il mondo che ci circonda e che spesso ci appare
incomprensibile nelle sue dinamiche.
“Quanto più si è
sviluppata la coscienza scientifica – annota Carl Gustav Jung in
uno dei suoi ultimi scritti – tanto più il mondo si è
disumanizzato. L'uomo si sente isolato nel cosmo, perché non è più
inserito nella natura e ha perduto la sua «identità
inconscia» emotiva con i fenomeni naturali (…) Nessuna voce
giunge più all'uomo da pietre, piante o animali, né l'uomo si
rivolge ad essi sicuro di venire ascoltato. Il suo contatto con la
natura è perduto, e con esso è venuta meno quella profonda energia
emotiva che questo contatto simbolico sprigionava. Questa perdita
enorme è compensata solo dai simboli dei sogni. Essi ci ripropongono
la nostra natura originaria, con i suoi istinti e il suo particolare
pensiero.” (3)
Ma non è sempre stato
così. Se volgiamo lo sguardo al passato vediamo che gran parte della
storia dell'umanità è stato vissuta in chiave simbolica. Il
simbolo, con il mito e il rito, permetteva di scoprire il
senso «esoterico», cioè nascosto, delle cose e dunque
permetteva di attribuire a queste senso e significato.
Oggi ciò non accade più,
conduciamo le nostre vite nel segno di una scienza, che ci fa sentire
onnipotenti , salvo poi scoprire come oggi con il Covid-19 che non lo
siamo, ma sarebbe un errore, oltre che un peccato di presunzione
intellettuale, considerare il modo simbolico di vedere il Cosmo come
un ammasso di superstizioni e un segno di arretratezza.
"Quando rivolgiamo -
annota Mircea Eliade, il massimo storico delle religioni del
Novecento - la nostra attenzione alle «scienze della
natura» quali furono elaborate dalle altiche culture
mesopotamiche, rischieremmo di non comprenderne nulla, se non
avessimo sempre presente la loro concezione del Mondo, la loro
cosmologia.
È superfluo
aggiungere che questa cosmologia, sebbene estremamente precisa e
coerente, non trova espressione soltanto nei testi o nei numeri. È
solo un caso se i documenti delle culture mesopotamiche, come quelli
di altre culture arcaiche, sono scritti. la maggior parte e i più
significativi sono espressi per mezzo di simboli (...) Ma sarebbe un
errore non accordare loro la stessa importanza attribuita ai
documenti che utilizzano un alfabeto, in quanto esprimono con
altrettanta chiarezza - e talvolta con maggior concretezza - la
visione che una determinata cultura ha del mondo e delle sue leggi.
(...)
Cosicché, qualunque sia
il nostro modo di affrontare il mondo dei «primitivi» o delle
culture arcaiche, vi scopriamo la stessa Weltanschauung [Visione
del mondo, nota nostra] e la stessa coscienza della partecipazione
alla grande Vita cosmica, tramite qualunque esperienza, fosse pure
insignificante. In ogni istante l'uomo è in contatto con i grandi
ritmi e i livelli cosmici. Lungi dall'isterilire la sua anima, questa
partecipazione gli offre una visione totale del Cosmo permettendogli
al tempo stesso di compiere superbi tentativi di «unificazione» di
quel Cosmo che la Creazione ha diviso." (4)
Una concezione, quella
del vivere secondo ritmi cosmici che ancora oggi ogni contadino,
anche il più tecnologico, mette in pratica al momento di compiere
operazioni fondamentali come la semina, la potatura e l'innesto delle
piante, la lavorazione del vino. Tanto che anche nell'epoca dei
computer i lunari restano ancora fondamentali per conoscere e
sfruttare i tempi delle piante.
In questo il lavoro del
contadino rappresenta l'esempio più chiaro di come il simbolico sia
una via privilegiata per attribuire senso e significato alla
vita.Coltivare significa partecipare del potere vivificante della
natura, se non addirittura perfezionarlo mediante tecniche e «riti»
che permettano alle piante di crescere, germogliare, fruttificare. In
questo modo, l'uomo «coltivatore» partecipa dell'eterno ciclo
cosmico, scoprendone le leggi di funzionamento e addirittura cercando
di migliorarle. Sarebbe banale ridurre questo a una pura tecnica di
sopravvivenza della specie. Stiamo invece entrando nel campo del
Sacro, del religioso, dei legami profondi e misteriosi che legano il
tutto in una unità inscindibile, a partire dal mistero della vita e
della morte. Riflettendoci meglio, potremmo dire che in realtà, fin
dagli albori del neolitico perfezionando la natura l'uomo mirava a
perfezionare se stesso, servendosi delle «forze» magiche del cosmo
assunte a modello.
Una visione che
dall'agricoltura si trasferisce poi all'architettura, dalle piramidi
ai grandi templi classici, e che troviamo ancora nelle grandi
cattedrali del Medioevo, costruite come modelli in scala del Cosmo e
luogo di concentrazione e irradiazione di energie, e oggi nei templi
della Massoneria, l'unica istituzione che ancora tramanda nei suo
simboli e nei suoi riti questa visione della vita come cammino di
perfezionamento in sintonia con una visione cosmica.
Ma di questo parleremo in
un'altra occasione.
1)
La Natura è un tempio dove incerte parole/mormorano pilastri che
sono vivi,/una foresta di simboli che l’uomo/attraversa nei raggi
dei loro sguardi familiari./Come echi che a lungo e da
lontano/tendono a un’unità profonda e buia/grande come le tenebre
o la luce/i suoni rispondono ai colori, i colori ai profumi.
Charles
Baudelaire, Corrispondenze (Da "I fiori del male")
2)Verum
sine mendacio, certum et verissimum.
Quod
est inferius est sicut quod est superius, et quod est superius est
sicut quod est inferius ad perpetranda miracola Rei Unius. Et sicut
omnes res fuerunt Uno, meditatione Unius: sic omnes res natae fuerunt
ab hac Una re adaptatione. Pater eius est Sol, mater eius Luna.
Portavit illud ventus in ventre suo. Nutrix eius terra est. Pater
omnis telesmi totius mundi est hic. Vis eius integra est, si versa
fuerit in terram. Separabis terram ab igne, subtile a spisso,
suaviter cum magno ingenio. Ascendit a terra in coelum, iterumque
descendit in terram, et recipit vim superiorum et inferiorum. Sic
habes gloriam totius mundi. Ideo fugiet a te omnis obscuritas. Hic
est totius fortitudinis fortitudo fortis, quia vincet omnem rem
subtilem; omnemque solidam penetrabit: SIC MUNDUS CREATUS EST. Hinc
erunt adaptationes mirabiles, quarum modus hic est. Itaque vocatus
sum Hermes Trismegistus, habens tres partes philosophiae totius
mundi. Completum est quod dixi de operatione solis.
3)
Carl Gustav Jung, L'uomo e i suoi
simboli, Milano, Longanesi, 1980, p.77.
4)
Mircea Eliade, Cosmologia e alchimia babilonesi, Firenze, Sansoni
editore, 1992, p. 12 e 39.