Una pagina poco
conosciuta della storia ligure.
Giorgio Amico
Rivoluzionari russi
nella Riviera del primo Novecento (1905-1914)
La Riviera ligure
all'inizio del Novecento fu da Nizza (ché la Costa Azzurra -
confini politici a parte - ne fa parte integrante) a La Spezia patria degli
inglesi, come testimoniano ancora oggi ville, parchi e piccole
deliziose chiesette anglicane. Ma non ci furono solo gli inglesi o
pittori come Monet, sceso a Bordighera in cerca di luce e colori, la
Riviera ospitò anche una nutrita colonia di esuli russi, costretti
ad abbandonare il loro paese per la dura politica repressiva
dell'autocrazia zarista verso ogni forma di dissenso.
Questi esuli, fra cui
molte donne, scelsero la Riviera per il clima, dato che molti
soffrivano di tubercolosi a causa del duro sistema carcerario
zarista, ma anche perché soprattutto nel Ponente molti Comuni erano
retti da amministrazioni socialiste e dunque potevano offrire
condizioni migliori di accoglienza. Non va poi dimenticato che molti
di questi esuli erano massoni, iniziati nelle logge francesi o nella
Massoneria russa rinata clandestinamente dopo la rivoluzione del 1905
dopo essere stata bandita dallo zar Alessandro I nel 1822, con
l'obiettivo dichiarato di abbattere l'autocrazia zarista e di
instaurare in Russia una moderna democrazia di tipo occidentale. Essi
trovarono rifugio e supporto nelle logge liguri, soprattutto del
Ponente, considerato che il Grande Oriente d'Italia, memore delle sue
radici garibaldine e mazziniane, era fieramente avverso allo zarismo
tanto da organizzare grandi manifestazioni di protesta in occasione
della visita in Italia dello zar Nicola II, "l'imperatore delle
forche".
Uno dei maggiori centri
di soggiorno dei socialisti russi era Nervi, allora importantissima
località di villeggiatura. Nel 1909, secondo fonti di polizia, si
contavano in città ben 305 russi di cui 120 , i più benestanti,
ospitati in albergo e il resto, definiti di povere condizioni;
residenti in camere ammobiliate o presso amici. Sembrano molti, ma
nel 1911 erano diventati addirittura 800, tanto da preoccupare il
Prefetto che allarmato denuncia la presenza al loro interno di quasi
300 "iscritti al partito terrorista russo". Eppure,
nonostante questi timori, nessuna particolare misura di polizia fu
presa nei loro confronti, né ci risultano campagne di stampa contro
"l'invasione" straniera, a dimostrazione di come,
contrariamente a quello che solitamente si pensa, l'Italia
giolittiana fosse per molti versi più tollerante e persino più
democratica dell'Italia di oggi, in cui, nonostante il gran parlare
che si fa di "accoglienza", "Costituzione" e
"diritti civili", gli stranieri sono trattati soprattutto
come un problema di ordine pubblico.
La comunità russa era
stabile tanto da darsi una rete di istituzioni finalizzate
all'assistenza e all'aiuto reciproco, come "Villa Maria",
una clinica a Bogliasco creata e diretta da medici russi e
frequentata soprattutto da emigrati, un ambulatorio medico a Nervi
affiancato da una libreria e addirittura una "Società di
soccorso per i profughi russi" con un proprio giornale "Echo
Riv'erij" (L'Eco della Riviera), stampato a Davos in Svizzera e
diffuso da Nizza a La Spezia. Collegata a questa società, ma con
centro a Genova funzionava poi un ufficio incaricato di fornire
informazioni ai profughi su alberghi, pensioni e possibilità di cura
in caso di malattia, denominato "Soccorso. Pervoe russkoe
spravočnoe biuro v Italii" (Soccorso. Primo ufficio russo di
informazione in Italia).
Anche a La Spezia
soggiornava una comunità russa, raccolta attorno allo scrittore
Aleksàndr Valentinovic Amfiteatrov, allora molto famoso e in esilio
dal 1905 dopo la repressione dei moti rivoluzionari. Molto ricco,
Amfiteatrov ospitava nella sua villa di Porto Venere esponenti di
primo piano del movimento rivoluzionario russo come lo scrittore
Gor'kij e German Aleksandrovič Lopatin, già amico e collaboratore
di Herzen e di Marx e primo traduttore nel 1872 in Russia de Il
Capitale.
Presenza che allarmava i
vertici militari, vista la contiguità con la maggiore base navale
italiana, che temevano possibili attività spionistiche.
"L'espulsione in massa della colonia russa da Spezia - si legge
in un documento segreto della Marina - sarebbe certo il provvedimento
più radicale, ma è cosa evidentemente delicata, specie ora che sta
per associarvisi la personalità di Gorki; ma è al di fuori delle
ordinarie prerogative dell'autorità militare, non essendo la piazza
sul piede di guerra, e considerando che una simile azione può avere
dei legami con l'indirizzo politico e diplomatico del governo".
E infatti, a riprova di quanto dicevamo sulla tolleranza dei tempi,
non se ne fece nulla, salvo una perquisizione nella villa di Amfiteatrov
che scatenò comunque un putiferio politico e fu denunciata dai
socialisti come una scandalosa violazione delle libertà
democratiche.
Consistente anche la
presenza russa nella Riviera di Ponente a cavallo del confine.
Théoule-sur-Mer, importante località balneare sul golfo di la
Napoule ospitava una forte colonia di socialisti rivoluzionari,
animata da Boris Savinkov, scrittore, massone e capo dell'apparato
militare del partito socialista rivoluzionario. Savinkov, che era
realmente un terrorista, faceva frequentemente la spola fra Théoule
e la villa di Amfiteatrov a Porto Venere, soggiornando spesso in una
villa che aveva preso in affitto a Sanremo, cittadina che con
Bordighera, Ospedaletti, Ventimiglia, Porto Maurizio rappresentava
uno dei principali luoghi di residenza degli esuli.
Inutile dire che tra
queste centinaia di russi si annidavano numerosi agenti e informatori
della polizia segreta russa e dei servizi di intelligence italiano e
francese. Anzi, probabilmente, come sempre accaduto in simili
situazioni, erano più le spie e gli avventurieri che i veri
terroristi. Qualche problema però ci fu. Come l'arresto nell'aprile
1911 a Porto Maurizio di un collaboratore di Savinkov trovato in
possesso di una pistola automatica. Ma anche in questo caso la
reazione fu minima, limitata ad una condanna a 25 giorni di carcere e
all'immediata espulsione a Cannes dell'interessato.
Forte fu nel Ponente
ligure la solidarietà dei socialisti. Lo testimonia una relazione
del 1908 del prefetto di Porto Maurizio che lamenta come gli esuli
"da qualche tempo vanno prendendo parte assidua a
manifestazioni, specie elettorali (...). Si sono visti numerosi nei
diversi comizi socialisti prendere posto insieme coi maggiorenti del
partito sul palcoscenico, applaudire gli oratori con quel calore che
denota la loro devozione alla causa sovversiva".
La cosa non stupisce se
si pensa, cosa poco conosciuta anche a molti specialisti della
materia, che a Bordighera soggiornò a lungo Pëtr
Alekseevič Kropotkin, con Bakunin uno dei padri dell'anarchia,
mentre a Sanremo, dove la moglie, medico illustre, dirigeva un
sanatorio, dal 1908 al 1914 visse il padre del marxismo russo e
fondatore del Partito Socialdemocratico Georgij
Valentinovič Plechanov .
Una storia che finì con
lo scoppio della guerra nel 1914 e poi riprese nel 1918 dopo la
rivoluzione russa, ma questa volta gli esuli erano russi "bianchi"
in fuga dal governo dei soviet e dunque, come si suole dire, si tratta di un'altra storia che magari racconteremo in una prossima occasione.
Per saperne di più è
sempre attuale lo studio di Angelo Tamborra, Esuli russi in Italia
dal 1905 al 1917, Laterza 1977, da cui abbiamo largamente attinto per
queste brevi note).