TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


giovedì 4 agosto 2016

San Giovanni. Una festa solstiziale



Riprendiamo una pagina del libro.

Giorgio Amico

San Giovanni. Una festa solstiziale


“Al solstizio d'estate, quando il sole raggiunge la sua massima declinazione positiva rispetto all'equatore celeste per poi riprendere il cammino inverso, comincia l'estate. Questo giorno, la cui data ha variato secondo i calendari fra il 19 e il 25 di giugno, era considerato nelle tradizioni precristiane un tempo sacro, ancor oggi celebrato dalla religiosità popolare con una festa che cade qualche giorno dopo il solstizio, il 24 giugno, quando nel calendario liturgico della Chiesa latina si ricorda la Natività di san Giovanni Battista. una festa molto antica se già Agostino la ricorda nella Chiesa africana latina”. 

Così Alfredo Cattabiani, studioso di storia delle religioni, di simbolismo e di tradizioni popolari, introduce in un libro dedicato alle feste, i miti, le leggende e i riti dell'anno, il tema delle «nozze del sole e della luna», che è l'autentico cuore della festa di San Giovanni. In questo giorno infatti il Sole, simbolo del fuoco, entra nel segno del Cancro, segno d’acqua dominato dalla Luna. Secondo il pensiero tradizionale in questa notte il Sole e la Luna, di cui la figura del Re e della Regina sono rappresentazioni simboliche, si fondono in una ierogamia, un matrimonio sacro generatore di vita. Una immagine ripresa poi in innumerevoli rappresentazioni alchemiche a simboleggiare l'unione dei contrari che ricompone per un attimo l'unità primordiale.



Per comprendere meglio l'importanza del giorno lasciamo per un attimo il linguaggio sfuggente dei simboli tanto caro agli esoteristi e ai poeti e scendiamo sul terreno solido della scienza. Solstizio, dal latino sol-sistere il fermarsi del moto solare, è termine astronomico e indica quel momento fondamentale dell'anno in cui il Sole raggiunge, nel suo moto apparente lungo l'eclittica, il punto di declinazione massima (21 giugno) o minima (21 dicembre). Nel nostro emisfero i due solstizi segnano rispettivamente l'inizio dell'estate e dell'inverno. Il 21 giugno il giorno raggiunge la sua massima durata. Dopo tre giorni di stasi, a partire dal 24, le ore di luce si riducono, il sole sembra essere sempre più basso sull'orizzonte. Inizia un ciclo di sei mesi destinato a concludersi il 21 dicembre, il giorno più corto. Da questo momento ricomincia il secondo ciclo che si concluderà a giugno: il sole progressivamente si alza sull'orizzonte, i giorni si allungano, la luce diventa più intensa. E così tutti gli anni, in una circolarità che va al di là del tempo e assume agli occhi dell'uomo perennemente prigioniero del presente il senso dell'eterno e della libertà da ogni genere di costrizione. Atemporalità e libertà che sono, da sempre, caratteristiche primarie del sacro.

Tornando al linguaggio fiorito del simbolo, in tutte culture i solstizi (le due porte del cielo) rappresentano il dramma cosmico della morte e della rinascita del Sole, ovvero l'avvicendarsi nel corso dell'anno delle stagioni e del ciclo della vegetazione. Una concezione antichissima, risalente almeno ai primordi della cultura greca e simboleggiata dalla caverna cosmica, tanto che la ritroviamo in Omero che così ne parla nel XIII libro dell'Odissea: “Vi sono fonti di acqua perenne e la grotta ha due entrate, una per i mortali verso occidente, l'altra ad oriente, per gli immortali: da questa non passano gli uomini; è la via riservata agli dei.” 

  L’Albero della Vita nell’affresco dell’abbazia di Sesto al Reghena. Cristo è crocifisso sul melograno, simbolo di vita.


Nel mondo greco-romano i solstizi segnavano una ciclica sospensione del tempo e la rottura di ogni separazione fra il mondo celeste, il mondo infero e mondo terreno. In quelle notti si aprono le porte che mettono in comunicazione i regni dei morti, dei vivi e degli dei, collegati fra loro dall'albero sacro o albero della vita di cui la croce rappresenta con l'intersecarsi delle sue due linee, quella verticale della vita e quella orizzontale della morte, il simbolo più diffuso. Il solstizio d'inverno rappresenta la «Ianua Coeli» o «porta degli dei» , attraverso cui gli dei si manifestano agli uomini e il solstizio d'estate, la «Ianua inferi» o «porta degli uomini», attraverso cui gli uomini entrano in contatto con il numinoso, ma anche si manifestano le potenze oscure che abitano i mondi inferiori. Da qui il carattere ambiguo, benefico, ma anche potenzialmente pericoloso, della festa.