La
giornata è iniziata bene. Inaspettata e avvincente recensione su
Italia Oggi (oggi in distribuzione con il Secolo XIX) di Diego
Gabutti, scrittore e giornalista, osservatore attento del panorama
politico-culturale, di cui ricordiamo il bel romanzo "Un'avventura
di Amadeo Bordiga" da poco ripubblicato a cura di
Milieuedizioni.
Cominciò col furto
del malloppo. Con l’occasione fu sottratto l’archivio segreto del
Pci
di Diego Gabutti
Fu fatto da Giulio
Seniga, l’uomo di fiducia di Pietro Secchia a danno delle casse del
Pci
Come in una spy story,
all’origine c’è un intrigo. Al centro dell’intrigo, un
«rivoluzionario di professione», Giulio Seniga, l’uomo di
fiducia di Pietro Secchia (stalinista perso, Secchia è il
numero due del Partito comunista italiano, il più potente a Ovest di
Titograd). Tra i principali responsabili dell’apparato illegale
comunista, con una speciale competenza sulle «case sicure», sugli
archiviriservati e sulla cassa del partito, che è poi un grosso
salvadanaio pieno di dollari che arrivano dritti da Mosca in valigia
diplomatica, Seniga la vede esattamente come Secchia, il suo boss: il
partito non è più quello d’una volta, cara signora; si sta
imborghesendo; nato per la rivoluzione, è passato al nemico: la
riforma.
Siamo nel 1953, in ogni
modo, e Stalin ha da poco tirato le cuoia. Tutti fingono
commozione, persino i leader democratici occidentali, da noi
addirittura Alcide De Gasperi, ma è festa grande dappertutto, specie
in Urss, in particolare ai piani alti del partito, dove le mezze
figure, i portaborse e i «culi di pietra» dell’epoca staliniana
non devono più baciare l’icona baffuta del Padrone, come Stalin
veniva affettuosamente chiamato dai suoi botoli umani. Anche in
Italia, dopo le due lacrimucce di rito, le seconde e terze file del
Pci avanzano una richiesta perentoria: direzione collegiale. Morto il
Padrone, tolga il disturbo anche il Migliore. Secchia reclama una
fetta di potere. Palmiro Togliatti s’imbufalisce: soffia
fiamme dalle froge come un drago. E Seniga fa scattare l’intrigo:
s’impadronisce, oltre che di parte degli archivi riservati del
partito, anche d’un milione di dollari (per alcuni solo mezzo
milione, ma sono sempre bei soldi) e prende il largo.
Ex partigiano,
comunistone tosto, Seniga ha sempre girato col revolver alla cintura,
ma d’ora in avanti la pistola avrà sempre il colpo in canna.
Vecchio arnese dell’apparato illegale, sa a quali sanzioni va
incontro l’incauto che, non pago di sfidare la linea generale, si
porta via anche la cassa del partito. Col mezzo milione, o milione
intero che sia, Seniga fonda un gruppuscolo (paga Togliatti)
anti-togliattiano e bolscevico doc: Azione comunista (dai cui lombi
nasceranno, col tem-
po e le sventure, i
Testimoni di Marx e Lenin noti, a chiunque abbia
orecchie e un citofono a cielo aperto, come Lotta comunista). Per i
soldi c’è rimedio: dall’Urss, pronta cassa, arrivano altri
dollari, a consolazione di quelli perduti.
Gli archivi, non a caso
riservati, sono tutt’altra questione: sotto ricatto permanente,
Togliatti e gli altri mammasantissima del partito si guardano bene
dal denunciare il furto, o da lamentarsene. A finire nei guai è il
solo Secchia, degradato da numero due a segretario regionale
lombardo.
Storico delle sinistre a
sinistra dei partiti comunisti, Giorgio Amico racconta la
storia del gruppuscolo di Giulio Seniga, del giornale che ne
diffondeva le opinioni estremiste, della sua evoluzione, dei
personaggi piuttosto stravaganti» (l’espressione è del futuro
sociologo e politologo Giorgio Galli, che all’epoca era uno di
loro, stravagantissimo, e tale è rimasto) che giravano intorno a
Seniga.
Azione comunista. Da
Seniga a Cervetto (1954-1966) è in buona sostanza una storia
del goscismo pre-sessantottesco italiano. Storia che si legge con
divertimento e vantaggio. Divertimento perché la
storia è bella e i
personaggi non soltanto stravaganti ma anche parecchio interessanti;
vantaggio perché la dice lunga riguardo alla materia di cui sono
fatti i sogni della sinistra più radicale nel crepuscolo dello
stalinismo, e questa materia è lo stalinismo stesso.
Intorno a Seniga,
proletario carismatico, si raccolgono agenti dei servizi
segreti, il futuro storico dell’anarchismo italiano Pier Carlo
Masini, il leader del gruppuscolo bordighista dissidente Onora-
to Damen, l’allora
anarchico e in seguito leninista hard Arrigo Cervetto, Livio
Maitan in rappresentanza della Quarta Internazionale trotzkista,
gli amici di Edgardo Sogno (a cominciare da Luigi Cavallo,
ex giornalista dell’Unità e capobastone di Pace e libertà,
un sindacato giallo attivo alla Fiat di Torino) e Bruno
Fortichiari, uno dei fondatori, nel 1921, del Partito comunista
d’Italia.
Quanto alle loro teorie,
sono le stesse che risuoneranno a sinistra della sinistra nei
successivi vent’anni, ma appena formulate e ancora fresche
d’inchiostro: il capitalismo è bell’e morto, per il comunismo la
va a pochi, l’«ora X» è vicina, la «base» (famosa) del partito
cerca uno sbocco a sinistra «e lì chi trova? trova noi»,
Lenin Über Alles, bandiera rossa la trionferà.
Sono goscisti originari,
alcuni illustri e in grande spolvero, a cominciare dallo stesso
Seniga, per non parlare di Giorgio Galli e di Pier Carlo Masini, ma
per combinare, politicamente parlando, combineranno poco (a
differenza dei loro eredi negli anni settanta, che invece
combineranno fin troppo).
Intrigante, nel saggio di
Amico, non è soltanto la ricostruzione dell’avventura pubblica di
Seniga e di Azione comunista, già di per sé romanzesca. Sono
avvincenti, ma non pubblici, anche e soprattutto gl’incontri
inaspettati e le frequentazioni a rischio con personaggi poco
raccomandabili (e ai tempi ancora ignoti) che incontreremo negli anni
successivi a ridosso delle stragi e delle bande armate. Curioso anche il
destino dei singoli personaggi: quando lo intervisto, molti anni
dopo, Seniga è un craxiano di ferro; Pier Carlo Masini, negli stessi
anni, scrive elzeviri per il Giornale di Montanelli, dove
faccio lo stesso anch’io.
Giorgio Amico
Azione comunista. Da
Seniga a Cervetto (1954-1966)
Massari 2020, pp. 350
20,00 euro